Netanyahu visita Mar-a-Lago mentre crescono le tensioni su Gaza e Somaliland

Marianna Perrone

Dicembre 27, 2025

Non si tratta di un incontro formale, quello che avverrà tra Benyamin Netanyahu e Donald Trump a Mar-a-Lago. Lunedì 15 gennaio 2025, il premier israeliano sarà ricevuto dall’ex presidente americano, a poche ore di distanza dal summit con Volodymyr Zelensky. In questo contesto, Trump intende esercitare pressioni per l’avvio della seconda fase del piano riguardante Gaza. L’incontro rappresenta anche un’opportunità per cercare di ristabilire un’armonia tra i due leader, mentre le divergenze si ampliano, in particolare riguardo al riconoscimento del Somaliland, territorio che Israele ha recentemente deciso di ufficializzare come primo Stato membro delle Nazioni Unite a farlo. Questa decisione ha suscitato reazioni contrastanti, con il mondo arabo che ha immediatamente condannato l’azione, mentre Trump sembra mantenere una posizione di distacco.

Le dichiarazioni di trump sul somaliland

Durante un’intervista, Trump ha provocatoriamente chiesto: “Chi sa cos’è il Somaliland?”, dopo aver rifiutato di riconoscere il territorio, che ha dichiarato la propria indipendenza dalla Somalia nel 1991, affrontando da allora una lunga lotta per il riconoscimento internazionale. Tuttavia, il presidente americano ha dichiarato che “studieremo e valuteremo” la situazione. Il riconoscimento del Somaliland da parte di Israele ha innescato un acceso dibattito e polemiche a livello internazionale. Abdirahman Mohamed Abdullahi, presidente del Somaliland, ha accolto con entusiasmo quella che ha definito una “partnership storica”, mentre la Somalia ha denunciato l’azione israeliana come un “attacco deliberato” alla propria sovranità, chiedendo una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il 15 gennaio. A queste proteste si è unita la minaccia dei miliziani di Al-Shabaab, che hanno avvertito di combattere qualsiasi tentativo israeliano di “rivendicare o utilizzare parti del Somaliland“.

Le reazioni internazionali e il futuro di gaza

Le reazioni di condanna non si sono limitate alla Somalia; anche gli Stati del Golfo, la Turchia, l’Autorità Nazionale Palestinese e l’Unione Africana hanno espresso preoccupazione per quella che gli analisti considerano una strategia chiara da parte di Israele: rafforzare le alleanze nella regione del Mar Rosso, in parte per prepararsi a una futura campagna contro gli Houthi, in un momento in cui gli sforzi di normalizzazione con il mondo arabo sono stati ostacolati dalla guerra a Gaza. Il futuro della Striscia di Gaza sarà un tema cruciale nel colloquio tra Netanyahu e Trump. L’ex presidente americano è ansioso di avviare la seconda fase dell’accordo di pace, con l’intento di instaurare un governo tecnocratico palestinese e di stabilire una forza internazionale di stabilizzazione nella regione. Inoltre, Trump ha in programma di convocare il Board of Peace durante il World Economic Forum di Davos, previsto per gennaio, a cui parteciperà di persona.

Collaborazioni e scetticismi

Steve Witkoff e Jared Kushner stanno collaborando con l’Egitto, il Qatar e la Turchia per preparare il terreno per questa seconda fase, che prevede la deposizione delle armi da parte di Hamas e un ulteriore ritiro delle forze israeliane. Tuttavia, Netanyahu ha manifestato scetticismo riguardo le proposte di Witkoff e Kushner, e secondo quanto riportato da Axios, tenterà di persuadere Trump a schierarsi dalla sua parte.

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