Il Museo della Moda di Napoli, riconosciuto come l’unico museo pubblico dedicato alla moda in Italia, rende omaggio a Fausto Sarli, celebre couturier napoletano. Sarli, che negli anni Sessanta ha saputo portare nel panorama dell’alta moda internazionale la prestigiosa tradizione della sartoria partenopea, ha reso il taglio impeccabile e le linee scultoree il marchio distintivo delle sue creazioni. La mostra intitolata ‘Sarli’, inaugurata oggi e visitabile fino al 31 maggio 2026, è stata concepita dalla presidente del museo, Maria d’Elia, e curata da Paola Maddaluno. L’iniziativa gode del supporto della Regione Campania, è patrocinata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e realizzata in collaborazione con l’Archivio Sarli.
Un viaggio attraverso le creazioni di Sarli
I visitatori avranno l’opportunità di ammirare 22 abiti che Fausto Sarli ha donato alla sua città nel 2003, parte integrante della collezione permanente del Museo della Moda di Napoli. Tra le opere esposte si possono osservare linee nette, volumi scolpiti e geometrie in tensione. La collezione ‘Polinesia’, caratterizzata da motivi floreali, cappe spettacolari e colori audaci, si affianca alla collezione ‘Cerchio’, che esplora la perfezione geometrica attraverso corpetti e pieghe ad ali. La mostra rappresenta un percorso completo nella produzione di Sarli, che si estende dalla metà degli anni ’50 fino agli inizi degli anni 2000. Le cinque sezioni dell’esposizione, dedicate ai temi del movimento, colore, suono, concetto e attesa, offrono una visione articolata dell’arte di Sarli, evidenziando il rigore della sua ricerca, l’eccellenza della sua manualità e la plasticità dei suoi risultati.
Il tributo a un maestro della moda
Maria d’Elia, presidente del Museo, ha dichiarato: “Il nostro impegno è stato quello di portare alla luce le straordinarie creazioni di Sarli, restituendo loro l’aura originaria per celebrare questo maestro del taglio e far conoscere anche ai giovani la forza, il rigore e la bellezza delle sue opere”. Tra i capi più significativi esposti ci sono due abiti di haute couture della collezione primavera/estate del 1969, indossati da Liz Taylor. Il primo è un capospalla senza maniche, lungo fino alle caviglie, completamente realizzato con perle di varia dimensione che creano un motivo geometrico di quadrati vuoti e pieni. Il secondo è un abito corto e smanicato, caratterizzato da un profondo scollo a V, che rielabora il modello charleston e presenta un montaggio alternato di perle bianche e marroni, disegnando un motivo astratto.
Un legame con la musica italiana
In mostra si trova anche un capo che rappresenta un importante frammento della musica italiana: il tubino in cady di seta nera, con scollo drappeggiato rifinito da jais tono su tono e uno ‘scollo ad acquasantiera’. Questo abito è legato a Mina, che nel 1961 cantava ‘Il cielo in una stanza’ durante la trasmissione televisiva ‘Giardini d’Inverno’, per la quale Sarli realizzò i costumi. Paola Maddaluno, curatrice della mostra, ha sottolineato l’importanza dell’opera di Sarli, affermando che “ha riscritto le regole della couture attraverso il gesto sapiente del taglio, rivelando il senso di libertà di un ‘creativo barocco’ che ha concepito la moda come una piega infinita, testimoniando un’estetica fluttuante”.
