Il governo degli Stati Uniti, sotto l’amministrazione di Donald Trump, ha espresso la necessità di rivedere il documento fondativo della Corte Penale Internazionale (CPI). Questa richiesta, riportata da Reuters il 10 dicembre 2025, mira a garantire che la CPI non avvii indagini nei confronti del presidente repubblicano e dei suoi collaboratori di alto livello. In caso contrario, Washington ha minacciato di imporre nuove sanzioni nei confronti della Corte.
Richiesta di modifica del documento fondativo della CPI
La richiesta avanzata da Washington include anche altre due istanze significative. In particolare, gli Stati Uniti chiedono che la CPI interrompa le indagini sui leader israeliani riguardanti il conflitto a Gaza. Inoltre, è stata sollevata la richiesta di porre formalmente fine a un’indagine preesistente sulle azioni dei militari statunitensi in Afghanistan. Secondo un funzionario del governo statunitense, se la Corte non risponderà positivamente a queste richieste, il governo potrebbe decidere di penalizzare ulteriormente i funzionari della CPI e applicare sanzioni dirette alla Corte stessa.
Questa posizione si inserisce in un contesto di tensioni già esistenti tra gli Stati Uniti e la CPI, che è stata oggetto di critiche da parte dell’amministrazione Trump sin dal suo insediamento. L’atteggiamento di Washington riflette una strategia più ampia volta a proteggere i propri interessi nazionali e a limitare l’influenza delle istituzioni internazionali sulle decisioni politiche e militari degli Stati Uniti.
Implicazioni delle sanzioni e della diplomazia internazionale
Le implicazioni di questa richiesta di modifica sono significative. Se la CPI dovesse accettare di rivedere il proprio documento fondativo, ciò potrebbe creare un precedente per altre nazioni che desiderano influenzare le decisioni delle istituzioni internazionali. Questo approccio potrebbe minare l’integrità della Corte e compromettere la sua capacità di indagare su crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.
D’altra parte, la minaccia di sanzioni da parte di Washington potrebbe avere un impatto diretto sulla capacità della CPI di operare in modo indipendente. Le sanzioni potrebbero limitare le risorse economiche e operative della Corte, ostacolando ulteriormente le sue funzioni. Inoltre, il clima di intimidazione potrebbe dissuadere altri stati dall’interagire con la CPI o dall’accettare le sue decisioni.
Il futuro della CPI e il suo ruolo nel panorama giuridico internazionale restano quindi incerti. La richiesta degli Stati Uniti di modificare il documento fondativo rappresenta un punto di svolta significativo, che potrebbe influenzare non solo le relazioni tra Washington e la Corte, ma anche il modo in cui le istituzioni internazionali vengono percepite e trattate da altre nazioni nel contesto della diplomazia globale.
