La Tomba delle Olimpiadi di Milano si prepara per i Giochi invernali

Egidio Luigi

Dicembre 8, 2025

Il disco è stretto nella mano, i muscoli tesi mentre la corsa culmina nel lancio. Lo sguardo concentrato del condottiero sul carro si rivolge all’indietro, pronto a fronteggiare l’avversario che si avvicina. In questa scena si intrecciano le immagini del sanguinoso gioco del Phersu, dove un uomo incappucciato si difende con tutte le sue forze dall’attacco di un cane feroce. Per la prima volta, la Tomba delle Olimpiadi, una delle più affascinanti tombe etrusche decorate, ha lasciato il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, in provincia di Viterbo, per essere esposta nella mostra “I Giochi Olimpici. Una storia lunga tremila anni”, presso il Museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati a Milano. L’esposizione rimarrà aperta fino al 22 marzo 2026, in concomitanza con le Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026.

Dettagli della mostra

La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Museo Olimpico e il Musée Cantonal d’Archéologie et d’Histoire di Losanna. “Abbiamo fortemente desiderato questa mostra non appena abbiamo appreso che Milano e Cortina avrebbero ospitato le Olimpiadi invernali“, ha dichiarato Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione Luigi Rovati. “Fin da subito abbiamo iniziato a sognare di avere qui la Tomba delle Olimpiadi“.

Storia della Tomba

Scoperta nel 1958 nella necropoli di Tarquinia grazie alla Fondazione Lerici del Politecnico di Milano, la Tomba risale al periodo tra il 530 e il 520 a.C. e deve il suo nome alle scene sportive che adornano le sue pareti, realizzate da una bottega di pittori di origine greco-orientale. La Tomba delle Olimpiadi è oggi parte di un lungo percorso espositivo che racconta la storia delle Olimpiadi.

Testimonianze iconografiche

“È sicuramente una delle testimonianze iconografiche più significative della pratica dei giochi atletici tra le popolazioni etrusche e italiche“, ha affermato Vincenzo Bellelli, direttore del Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia. “La scoperta avvenne grazie a una tecnica innovativa per l’epoca, con una sonda che esplorava il sottosuolo per raggiungere le camere sotterranee. La vera sfida è stata quella di preservare i dipinti nel loro stato originale”, dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2004.

×