Più di un quarto degli editori italiani ha ricevuto richieste per concedere in licenza i contenuti delle loro opere a aziende che sviluppano Large Language Models, i sistemi di Intelligenza Artificiale capaci di interagire in linguaggio naturale, come ChatGPT, Gemini e Claude. Tuttavia, la risposta è stata prudente: solo il 3,7% ha firmato contratti di licenza, mentre il 37% ha già escluso questa possibilità e il 59,3% è ancora in fase di valutazione. Questi dati emergono dalla prima indagine sistematica condotta in Italia sull’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale nel settore editoriale, presentata il 6 dicembre 2025 a Più Libri Più Liberi durante il panel intitolato ‘L’intelligenza artificiale in casa editrice: per fare cosa?’.
Utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale tra gli editori
Un dato significativo riguarda l’adozione degli strumenti di IA: il 75,3% degli editori ha confermato di utilizzarli. Tra i grandi editori, quelli con vendite superiori ai 5 milioni di euro, la percentuale sale al 96,2%. Per le case editrici con fatturato tra 1 e 5 milioni di euro, il dato si attesta al 75%, mentre per quelle con entrate tra 500 mila e 1 milione di euro scende al 66,7%. Le piccole case editrici, con ricavi sotto i 100 mila euro, mostrano una percentuale di utilizzo del 62,5%.
Tra gli editori che utilizzano l’intelligenza artificiale, il 67,1% la impiega per la creazione di materiali per comunicati stampa e comunicazione. Un’altra applicazione comune è la redazione di paratesti e metadati, utilizzata anch’essa dal 67,1% degli editori. Il 50,7% la utilizza per la creazione di copertine e illustrazioni, mentre il 49,3% si avvale di questi strumenti per editing, revisione bozze e traduzioni. Altri utilizzi includono attività amministrative (31,5%), accessibilità (21,9%) e analisi di dati per previsioni di vendita (19,2%). Inoltre, il 17,8% degli editori sfrutta l’IA per sviluppare nuovi prodotti, come software educativi interattivi, una pratica adottata dalla metà degli editori scolastici.
Preoccupazioni legate all’uso dell’intelligenza artificiale
Le preoccupazioni sollevate dall’uso dell’intelligenza artificiale sono molteplici. Il 63,9% degli editori intervistati ha espresso timori riguardo alla revisione dei contratti e ai rapporti con i collaboratori. Il 58,8% ha segnalato il rischio di violazione del copyright da parte delle aziende che gestiscono i Large Language Models durante le fasi di addestramento. Altri timori includono le allucinazioni generate dall’IA (50,5%), l’utilizzo di dati imprecisi o distorti (46,4%) e la protezione del materiale generato (44,3%). Il 42,3% ha evidenziato la difficoltà di tenere il passo con i rapidi cambiamenti tecnologici, mentre il 39,2% ha segnalato la complessità nel comunicare agli autori come le loro opere siano protette, considerando l’opacità delle condizioni delle piattaforme di IA. Solo il 6,2% degli editori ha dichiarato di non avere preoccupazioni in merito.
Prospettive future per l’editoria e l’intelligenza artificiale
L’indagine ha coinvolto 97 editori, rappresentando un totale di 184 marchi editoriali. Innocenzo Cipolletta ha sottolineato l’importanza di un’adeguata legislazione a tutela del diritto d’autore, affermando che è fondamentale monitorare l’adozione di strumenti di IA per supportare le aziende in questo processo. Ha aggiunto che è necessario sviluppare politiche industriali pubbliche per garantire che anche le piccole case editrici possano beneficiare delle nuove tecnologie.
Andrea Angiolini ha evidenziato come gli strumenti di IA siano ormai entrati a far parte dei flussi di lavoro delle case editrici a diversi livelli. L’associazione che rappresenta gli editori si impegna a fornire supporto e formazione per affrontare questa fase di innovazione, aiutando a cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti e a mitigare i rischi legati a un’adozione non critica di tali strumenti.
