Raid dell’IDF a Khan Yunis: accuse di violazione della tregua da parte di Hamas

Egidio Luigi

Dicembre 4, 2025

Quattro soldati israeliani sono stati feriti il 15 gennaio 2025 durante scontri a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. L’azione ha immediatamente scatenato una risposta da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), che hanno lanciato raid aerei nella regione. Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha condannato Hamas, affermando che il gruppo “continua a violare l’accordo di cessate il fuoco e a compiere atti di terrorismo contro le nostre forze. Israele non tollererà attacchi ai soldati dell’IDF e risponderà di conseguenza”.

Raid aerei su Khan yunis

In seguito agli scontri, sono stati effettuati almeno quattro attacchi aerei nella parte occidentale di Khan Yunis. Secondo quanto riportato da Haaretz, uno degli attacchi ha colpito la zona di Muwasi, causando la morte di almeno cinque persone, tra cui due bambini, secondo fonti palestinesi. Le fonti locali hanno anche riferito che un drone ha colpito una tenda utilizzata come rifugio per gli sfollati nei pressi dell’ospedale kuwaitiano situato nella parte occidentale di Khan Yunis. Si sono registrati anche attacchi diretti contro le tende degli sfollati, con la segnalazione di quattro missili che hanno colpito la zona.

Tentativi di dialogo con il Libano

Questa escalation di violenza rappresenta un’altra crepa nella fragile tregua che caratterizza la situazione a Gaza. Mentre si tentano approcci diplomatici, anche se timidi, con il Libano, si sono tenuti i primi colloqui diretti tra Israele e Libano dopo quarant’anni. Nonostante la minaccia di un possibile intervento delle forze israeliane se l’esercito libanese non disarmasse Hezbollah entro la fine dell’anno, l’incontro avvenuto nella base dell’Unifil di Naqura è stato considerato “un passo importante” dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti spingono affinché l’accordo di cessate il fuoco, raggiunto un anno fa, non venga compromesso dall’escalation attuale.

Un nuovo approccio per la cooperazione

Benyamin Netanyahu ha descritto l’incontro come un tentativo di gettare le basi per una futura relazione e cooperazione economica tra Israele e Libano. Ha annunciato l’invio di un rappresentante israeliano a un incontro con funzionari governativi ed economici libanesi. Questo passo sembra mirare a rispondere alle aspettative di Donald Trump, che dovrebbe incontrare Netanyahu nelle prossime settimane. Secondo quanto riportato da Axios, il premier israeliano si aspetta un supporto maggiore da parte di Trump per risolvere le sue problematiche legali.

Israele e Libano non hanno relazioni diplomatiche ufficiali e gli incontri precedenti, nell’ambito del Meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco, che include anche Stati Uniti, Francia e ONU, si erano limitati a delegazioni militari. Recentemente, Beirut ha annunciato che, su richiesta degli Stati Uniti, la delegazione libanese sarà guidata da un civile, l’ex ambasciatore a Washington Simon Karam.

Il ritorno di un ostaggio

Nel frattempo, Israele ha ricevuto il corpo di un altro ostaggio, recuperato dalla Jihad islamica palestinese e da Hamas nella zona di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza. Se l’identificazione confermerà che si tratta di un rapito, questo rappresenterebbe il penultimo ostaggio a tornare in Israele dal 7 ottobre 2023. Questo sviluppo è considerato cruciale per proseguire nella fase successiva del piano di Trump, che continua a influenzare le dinamiche geopolitiche della regione.

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