I precari della ricerca si mobiliteranno a Roma il 15 marzo 2025 per un corteo nazionale a sostegno della popolazione di Gaza e contro la cosiddetta “finanziaria di guerra”. Tra i partecipanti ci sarà Edwige Pezzulli, astrofisica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), che attualmente si trova senza contratto di lavoro a causa del mancato rinnovo. Nominata cavaliere dell’Ordine al Merito dal presidente della Repubblica nel 2023, la sua situazione ha sollevato preoccupazioni e interrogativi a livello parlamentare.
La precarietà del settore della ricerca
Il sindacato Usb mette in evidenza che il caso di Pezzulli rappresenta solo un esempio di una problematica ben più ampia. “Il mancato rinnovo di Edwige è l’avvisaglia di una stagione di espulsioni molto più ampia”, affermano i rappresentanti sindacali, sottolineando che si tratta della “punta di un iceberg autolesionista”. Pezzulli stessa ha dichiarato: “La mia situazione non è unica, purtroppo. Quasi la metà di chi si occupa di ricerca e divulgazione in Inaf, come in molte altre istituzioni di ricerca nazionali, è personale precario, che vive nell’incertezza e può essere estromesso in qualsiasi momento, spesso senza nemmeno avere diritto a un TFR“.
La necessità di un intervento collettivo
Pezzulli sostiene che la soluzione per affrontare questa crisi deve essere collettiva. “Se il problema è di portata collettiva, deve essere affrontato come un unico insieme per garantire i diritti lavorativi di tutti i precari nel settore della ricerca e prevenire la fuga forzata di professionisti altamente qualificati all’estero”.
Anche Giovanna Rinaldi, ricercatrice dell’Inaf e dirigente sindacale Usb, condivide questa visione. “Il problema di Edwige è emblematico di una questione che riguarda circa 25.000 precari negli enti pubblici di ricerca e nelle università. Questo non riguarda solo il loro destino, ma anche il futuro del nostro Paese, che non può permettersi di perdere talenti formati e altamente specializzati”. Rinaldi propone uno stanziamento di 15 miliardi di euro per stabilizzare i precari nel settore della ricerca, una cifra che risulta irrisoria rispetto agli investimenti previsti per la spesa militare.
La mobilitazione di Roma del 15 marzo 2025 rappresenterà quindi un momento cruciale per far sentire la voce di chi vive la precarietà nel mondo della ricerca, chiedendo diritti e riconoscimenti per un settore fondamentale per il progresso del Paese.
