Vladimir Putin continua a perseguire il suo obiettivo di espandere l’influenza russa, e il recente decreto del Cremlino numero 821 ne è un chiaro esempio. Questo documento, che si inserisce nel contesto del piano di cessate il fuoco in Ucraina proposto da Washington, stabilisce nuove regole per l’ottenimento del permesso di soggiorno e della cittadinanza russa. Secondo quanto riportato, gli uomini stranieri di età compresa tra i 18 e i 65 anni sono obbligati a firmare un contratto militare di almeno un anno con l’esercito russo. Tale disposizione si applica anche ai familiari diretti, ampliando così il raggio d’azione del provvedimento.
Impatto del decreto
Il decreto colpisce un numero significativo di persone, in particolare i cittadini occidentali residenti in Russia, stimati intorno ai 30.000. Tuttavia, l’attenzione principale è rivolta a uomini provenienti dal Caucaso e dall’Asia centrale, come tagiki, uzbeki e kirghisi, che sono stati attratti in Russia per lavorare nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e della ristorazione. Questi lavoratori ora si trovano nella difficile situazione di dover combattere in Ucraina. Secondo il quotidiano di opposizione russo Verstka, circa 20.000 migranti provenienti da queste regioni, spesso indicati come Sovietstan, sono già schierati sulla linea del fronte.
Strategia espansionistica
La strategia del Cremlino non si limita ai confini russi ma si estende anche all’Africa, dove si cerca di rafforzare le forze armate attraverso alleanze e collaborazioni locali. Questo approccio evidenzia la volontà di Putin di non solo mantenere il controllo interno, ma anche di espandere la portata dell’esercito russo in contesti internazionali, sfruttando le risorse umane disponibili in diverse aree del mondo. La situazione si fa sempre più complessa, e il futuro del conflitto in Ucraina appare incerto, con implicazioni che potrebbero estendersi ben oltre i confini europei.