In Israele, il 12 gennaio 2025, si svolge una visita chiave di Marco Rubio, quarto inviato di Donald Trump in pochi giorni, dopo Steve Witkoff, Jared Kushner e Jd Vance. L’obiettivo principale di questa missione è garantire la stabilità dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza, proteggendolo dalle pressioni dell’estrema destra messianica al governo con Benyamin Netanyahu e ribadendo le minacce nei confronti di Hamas. Il segretario di Stato statunitense ha dichiarato: “Non esiste un piano B”, enfatizzando che il progetto del presidente americano rappresenta “il migliore per avere successo”.
Il Ruolo Di Rubio E La Situazione A Gaza
Rubio ha sottolineato che, mentre “Israele sta rispettando gli impegni presi nell’accordo”, Hamas continua a non adempiere alle proprie responsabilità. “Se rifiuta di disarmarsi, sarà considerata una violazione”, ha affermato, ricordando che il gruppo armato palestinese deve ancora restituire i corpi di tutti gli ostaggi uccisi, un processo che avviene con grande lentezza. Nonostante le difficoltà, Rubio ha espresso un certo “ottimismo”: “Questa è una missione storica, abbiamo motivi per essere orgogliosi e ci attendono sfide significative. Sarà un lungo viaggio, con alti e bassi, ma possiamo essere ottimisti”, ha dichiarato dal Centro di Coordinamento Civile-Militare (Ccmc), situato a Kiryat Gat, nel sud di Israele, dove operano circa 200 soldati americani. La direzione del Centro è affidata a Steve Fagin, attuale ambasciatore degli Stati Uniti in Yemen, che lavorerà insieme al generale Patrick Frank. Questo organismo avrà anche il compito di monitorare la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza, un processo che, secondo le organizzazioni umanitarie, sta avvenendo con notevole lentezza a causa della chiusura del valico di Rafah.
Forza Di Stabilizzazione Internazionale E Partecipazione
Rubio ha poi toccato il tema della Forza di stabilizzazione internazionale, prevista dal piano di Trump, che dovrebbe essere dispiegata a Gaza per avviare la ricostruzione della Striscia. Diversi Paesi hanno manifestato interesse a partecipare, ma dovranno essere scelti quelli con cui Israele si sente a proprio agio, con un diritto di veto da parte dello Stato ebraico, il che potrebbe escludere la Turchia, considerata troppo vicina a Hamas.
Incontri Tra Hamas E Al Fatah
Nel frattempo, dopo incontri tra Hamas e al Fatah al Cairo, le fazioni palestinesi hanno deciso di affidare temporaneamente a un “comitato palestinese di tecnocrati indipendenti” la gestione dei servizi di base a Gaza. Inoltre, si è convenuto di “rivitalizzare l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina” (Olp), di cui Hamas non fa parte, come unico rappresentante legittimo del popolo palestinese. Tuttavia, la nota congiunta non menziona esplicitamente il disarmo di Hamas. Gli Stati Uniti, da parte loro, sembrano intenzionati a emarginare l’attuale presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. Trump ha anche accennato alla possibilità di esercitare pressioni su Israele per la liberazione di Marwan Barghouti, figura di spicco di al Fatah, attualmente in carcere in Israele da venti anni per vari attentati. “Prenderò una decisione”, ha affermato il presidente americano, mentre la moglie di Barghouti, Fadwa, ha colto l’occasione per contattarlo: “Signor Presidente, un vero partner la attende, qualcuno che può aiutarla a realizzare il nostro sogno comune di una pace giusta e duratura nella regione. Per la libertà del popolo palestinese e la pace, aiuti a liberare Marwan Barghouti“.
