Diverse centinaia di persone si sono riunite oggi, 10 aprile 2025, nel centro di Tunisi per partecipare a una manifestazione organizzata dal collettivo Stop Pollution e da altre associazioni locali. I partecipanti hanno denunciato il grave crimine ambientale e sanitario che affligge la regione di Gabès, esigendo la chiusura o il trasferimento delle unità più inquinanti del Gruppo chimico tunisino. Durante il corteo, si sono levati slogan come “Vogliamo vivere” e “Gabès soffoca”, accompagnati da cartelli che richiamano la giustizia climatica e sociale.
La marcia e il contesto
La marcia è iniziata nel pomeriggio, partendo dal palazzo del Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini e dirigendosi verso la sede centrale del Gruppo chimico tunisino nel quartiere Lafayette. Fonti locali hanno descritto un’atmosfera pacifica ma determinata, con una partecipazione significativa di associazioni, avvocati e attivisti. Gli organizzatori hanno sottolineato che questa mobilitazione a Tunisi è parte di un movimento più ampio, che ha visto migliaia di persone scendere in strada a Gabès nei giorni precedenti, culminando in uno sciopero generale per chiedere la cessazione delle emissioni nocive provenienti dal complesso statale che produce acido fosforico per la lavorazione dei fosfati. Le testimonianze raccolte sul campo segnalano un incremento dei casi di difficoltà respiratorie e di problemi sanitari tra la popolazione.
Le accuse e le reazioni
Durante la manifestazione nella capitale, alcuni attivisti di Stop Pollution hanno accusato le autorità di non aver fornito risposte adeguate e hanno denunciato gli interventi della polizia avvenuti a Gabès nei giorni scorsi. Un rappresentante della campagna ha affermato: «È semplice, il popolo di Gabès vuole respirare, lo Stato deve chiudere le unità che inquinano», dichiarando anche l’intenzione di continuare con proteste pacifiche.
Sviluppi legali e dichiarazioni ufficiali
Sul fronte legale, la controversia ha visto sviluppi significativi: il 17 ottobre 2025 è stata presentata una domanda d’urgenza per sospendere le attività delle unità industriali ritenute inquinanti a Gabès, ma l’udienza del Tribunale di primo grado è stata rinviata al 13 novembre su richiesta delle parti coinvolte. Nel dibattito pubblico, il presidente tunisino Kaïs Saïed ha descritto la situazione come un “assassinio ambientale”, esortando a interventi immediati per la messa in sicurezza e inviando una delegazione ministeriale mista a Gabès.
