È iniziata oggi, 15 marzo 2025, presso il tribunale di Perugia, l’udienza relativa alla richiesta di patteggiamento presentata dall’avvocato del diciottenne romano accusato di istigazione o aiuto al suicidio. Questo procedimento è legato alla tragica morte di Andrea Prospero, un diciannovenne di Lanciano, in provincia di Chieti, il cui corpo è stato rinvenuto nel gennaio scorso in un bed and breakfast situato nel centro storico del capoluogo umbro. In aula erano presenti l’indagato con i suoi legali, oltre ai genitori e ai fratelli di Andrea, supportati dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli.
Posizione della famiglia
I legali della famiglia Prospero hanno recentemente espresso il loro disaccordo riguardo alla pena proposta di due anni e mezzo, da scontare attraverso lavori di pubblica utilità , definendola “non congrua né giusta”. Questa posizione è stata ribadita durante l’udienza, dove la famiglia ha sottolineato di non cercare vendetta, ma piuttosto “giustizia per una condotta che ha determinato la morte di un ragazzo di appena diciannove anni”.
Indagini e interazioni virtuali
Le indagini, condotte dalla Procura di Perugia, hanno ricostruito che Andrea e il giovane romano si erano conosciuti tramite l’applicazione Telegram, dove avevano scambiato lunghe conversazioni sul delicato tema del suicidio. Stando a quanto emerso, l’indagato, che la vittima non aveva mai incontrato di persona, avrebbe suggerito ad Andrea l’uso di farmaci ritenuti idonei per compiere l’atto estremo, farmaci che poi sono stati effettivamente acquistati dallo studente abruzzese.
Impegno della famiglia
La presenza della famiglia in aula evidenzia il loro impegno nel perseguire la verità e la giustizia in un caso che ha scosso profondamente la comunità locale e non solo. La questione centrale rimane quella di comprendere il ruolo dell’indagato nella tragica decisione di Andrea, e quali responsabilità possano derivare da interazioni avvenute in un contesto virtuale.
