Violenza di genere: il legame rischioso tra povertà abitativa e violenza economica

Marianna Perrone

Ottobre 17, 2025

La questione della povertà abitativa si manifesta non solo nella perdita di un’abitazione, ma soprattutto nella privazione della libertà di considerarla un rifugio sicuro. In situazioni in cui l’abitazione diventa teatro di violenza, molte donne si ritrovano bloccate in un ciclo di paura e silenzio. Denunciare un aggressore è già di per sé complesso; farlo senza avere un luogo sicuro dove rifugiarsi complica ulteriormente la situazione.

Secondo uno studio condotto da Women’s Aid, nel 2025, il 68,4% delle donne che subiscono violenza domestica non riesce a lasciare il proprio partner violento, principalmente per il timore di non avere un alloggio sicuro. Questa condizione porta spesso a ulteriori violenze, relazioni tossiche e, nei casi più gravi, al femminicidio.

Il legame tra povertà abitativa e violenza economica

La povertà abitativa e la violenza economica sono fenomeni interconnessi, in grado di alimentarsi a vicenda. La mancanza di risorse finanziarie rende arduo trovare o mantenere un’abitazione sicura, esponendo molte donne al rischio di dipendenza e ricatto. Spesso, questa fragilità economica spinge le vittime a rimanere in relazioni pericolose, mettendo a repentaglio la propria sicurezza e quella dei propri figli.

La violenza economica, che si manifesta attraverso il controllo del reddito e la privazione dei mezzi di sostentamento, ostacola ogni possibilità di autonomia abitativa. Così, la povertà abitativa può diventare sia causa che conseguenza della violenza: da un lato, la mancanza di una casa o di un reddito stabile alimenta la vulnerabilità e favorisce il ripetersi degli abusi; dall’altro, la perdita di indipendenza economica impedisce la possibilità di scelta. In questo contesto, la violenza si radica e si amplifica, minacciando libertà, sicurezza e dignità personale.

La necessità di un intervento strutturato

La paura di rimanere senza casa è palpabile. La direttrice del Centro Antiviolenza Ersilia Bronzini, Sofia Leda Salati, sottolinea come il fatto che quasi sette donne su dieci non riescano a lasciare il proprio aggressore, soprattutto se si tratta di un partner, evidenzi la connessione tra violenza domestica e abitazione. Molte donne non riescono a sfuggire a situazioni di abuso proprio perché non hanno un luogo sicuro dove ricominciare. Pertanto, garantire il diritto a una casa significa anche garantire il diritto alla libertà.

È cruciale intervenire non solo per l’accoglienza, ma anche per la ricostruzione dell’autonomia attraverso percorsi di protezione, inclusione e indipendenza economica. Ogni percorso di uscita dalla violenza richiede un lavoro di rete. Una casa sicura, un supporto economico e un lavoro stabile sono elementi essenziali affinché la libertà possa tornare a essere una realtà.

Rete di supporto e diritti umani

Gli autori di violenza domestica esercitano un controllo sistematico che crea contesti di paura e isolamento. Intervenire efficacemente a sostegno delle donne significa costruire una rete alternativa a quella della violenza, basata su fiducia, autonomia e riconoscimento. Quando una donna accede ai servizi di aiuto, ha bisogno di ricostruire la propria quotidianità e la capacità di autodeterminazione, spesso necessitando di un alloggio per farlo.

Garantire una casa non equivale solo a fornire un tetto, ma significa restituire il diritto alla scelta e alla ripartenza. Molte donne raccontano che la decisione di allontanarsi nasce dal coraggio e dalla necessità di proteggersi, accompagnata dalla speranza di una vita diversa. Grazie al sostegno della Fondazione Asilo Mariuccia, queste scelte possono trasformarsi in concrete opportunità di protezione e rinascita.

Nel 1948, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha riconosciuto per la prima volta il diritto alla casa come fondamentale per la dignità umana. Questo principio universale sottolinea la responsabilità collettiva di garantire a tutti un luogo sicuro in cui vivere. In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Povertà, che si celebra il 17 ottobre, la Fondazione Asilo Mariuccia e il CAV Ersilia Bronzini ribadiscono l’urgenza di potenziare i percorsi di accoglienza e autonomia per le donne vittime di violenza, con un focus particolare sul diritto alla casa come condizione imprescindibile di libertà, sicurezza e rinascita personale.

Accanto agli interventi già attivi, come il progetto di Housing sociale avviato quest’anno con il Comune di Corbetta, che offre appartamenti in comodato d’uso gratuito a donne e figli in uscita da situazioni di violenza, la Fondazione richiama l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di affrontare le nuove forme di violenza con strumenti aggiornati e condivisi. In questa direzione, è stata avanzata alla Regione Lombardia la richiesta di convocare un tavolo di lavoro che coinvolga Regione, Prefetture, Forze dell’Ordine, Tribunale di Milano, Centri Antiviolenza e Case rifugio accreditate, per definire un Protocollo Operativo dedicato ai reati di genere, inclusi quelli legati al web.

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