La fine dell’innocenza: i fantasmi di Britten incantano Roma

Marianna Perrone

Settembre 24, 2025

La tensione e il terrore hanno raggiunto livelli straordinari grazie all’abilità degli interpreti e alla musica, senza l’ausilio di effetti speciali o scenografie elaborate. La drammatica perdita dell’innocenza di due piccoli orfani, intrappolati tra fantasmi e segreti inconfessabili, è al centro della vicenda musicale di Benjamin Britten, The Turn of the Screw (Il Giro di Vite), presentata nel 1954. Gli spettatori del Teatro dell’Opera di Roma sono stati catturati da un crescendo emotivo sapientemente orchestrato dalla regista Deborah Warner.

Il successo dell’allestimento

Un lungo applauso ha accolto il nuovo allestimento dell’opera, composta da un prologo e due atti, ispirato al romanzo breve di Henry James e con libretto di Myfanwy Piper. La performance ha visto un’interpretazione notevole dell’orchestra, diretta da Ben Glassberg, e dei sei protagonisti: Ian Bostridge nel ruolo di Quint, Anna Proashka come l’istitutrice, insieme ai talentuosi Zandy Hull (Miles) e Cecily Balmforth (Flora), Emma Bell (Mrs Grose) e Christine Rice (Miss Jessel). La storia si sviluppa in una tenuta inglese, dove l’istitutrice arriva su incarico di uno zio misterioso, intenzionato a non essere informato sui due nipoti. A riceverla è la governante Mrs Grose, che racconta il destino della sua predecessora, Mrs Jessel, amante del maggiordomo Quint, entrambi morti in circostanze misteriose. L’istitutrice inizia a percepire la presenza di queste figure spettrali mentre si occupa dei bambini Miles e Flora.

Ambiguità e mistero

La narrazione si sviluppa in un’atmosfera di ambiguità, poiché la governante non sembra accorgersi della presenza degli spettri, lasciando aperta la possibilità che la storia sia frutto della fantasia e delle paure dell’istitutrice. Deborah Warner ha scelto di ridurre al minimo la scenografia, utilizzando uno sfondo nero che si apre occasionalmente su un bosco, dove i fantasmi si muovono, illuminati dalle suggestive luci di Jean Kalman.

L’istitutrice è determinata a scoprire il legame tra i bambini e le misteriose figure di Quint e Miss Jessel, cercando di proteggerli. Tuttavia, il silenzio dei bambini lascia sospettare la presenza di abusi e verità inquietanti. Quando l’istitutrice interroga Miles, Quint lo avverte di non rivelare nulla: “Sei mio, non fidarti di lei! Stai zitto. Non tradire i nostri segreti”. Il bambino, in un finale drammatico, rivelerà il nome dello spettro, concludendo con un toccante: “Abbiamo fallito, ora devo andare. Addio Miles”.

Un’interpretazione coinvolgente

In questo contesto di intensa emozione, Ben Glassberg dirige l’orchestra con un organico ridotto a quindici strumentisti, alternando sonorità inquietanti a momenti di tensione mai completamente risolta. L’ovazione finale ha reso omaggio a tutti gli interpreti, con particolare enfasi su Ian Bostridge, esperto del repertorio di Britten e già protagonista di quest’opera nel primo allestimento della regista inglese nel 1997 a Londra. Anche i giovani interpreti Zandy e Cecily, rispettivamente di 12 e 10 anni, hanno ricevuto apprezzamenti per la loro naturalezza nel canto e nella recitazione.

Collaborazioni e repliche

Deborah Warner è alla sua terza collaborazione con l’Opera di Roma, dopo i successi di Billy Bud nel 2018 e Peter Grimes nel 2024. Il nuovo allestimento è previsto per tre repliche, programmate per il 25, 27 e 28 settembre 2025.

×