Oxfam chiede la fine del commercio con gli insediamenti illegali in Cisgiordania

Marianna Perrone

Settembre 15, 2025

L’occupazione israeliana della Cisgiordania continua a gravare pesantemente sull’economia palestinese, con perdite annuali che ammontano a miliardi di dollari. Negli ultimi due anni, il tasso di povertà tra i palestinesi è aumentato drasticamente, passando dal 12% al 28%. A partire da ottobre 2023, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 35%, un dato allarmante che riflette le conseguenze devastanti di espropri, demolizioni e sfollamenti forzati. Queste azioni, insieme all’espansione degli insediamenti israeliani, considerati illegali secondo il diritto internazionale, stanno compromettendo la capacità di sussistenza delle comunità palestinesi. Nonostante ciò, governi e aziende dell’Unione Europea e del Regno Unito continuano a sostenere questa situazione.

Iniziativa per fermare il commercio con insediamenti illegali

Oxfam, in collaborazione con un’alleanza di organizzazioni umanitarie e della società civile, ha lanciato un rapporto e una campagna intitolata “Stop al commercio con gli insediamenti illegali”. Questa iniziativa chiede a Italia, Unione Europea, Stati membri e Regno Unito di adottare misure concrete per vietare gli scambi commerciali con gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.

Risposta di Israele e crisi umanitaria

A un anno dall’approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha esortato Israele a terminare l’occupazione illegale entro settembre 2025, è evidente come la risposta di Israele sia stata quella di intensificare i piani di espansione. Questo comportamento, che ignora le richieste della comunità internazionale, ha portato a una crisi umanitaria di proporzioni enormi. Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, ha sottolineato che l’oppressione delle comunità palestinesi è diventata sempre più opprimente. La strategia israeliana mira a frammentare l’economia della Cisgiordania, ostacolando la creazione di un futuro Stato palestinese. Secondo Pezzati, interrompere il commercio con gli insediamenti è un passo fondamentale per sostenere i diritti umani e proteggere i mezzi di sussistenza dei palestinesi.

Espansione degli insediamenti e conseguenze

La situazione è ulteriormente complicata da espropri, demolizioni e un’espansione record degli insediamenti. Dall’occupazione della Cisgiordania nel 1967, Israele ha appropriato circa 2.000 chilometri quadrati per la costruzione e l’espansione degli insediamenti, con un’accelerazione significativa negli ultimi quattro anni. Attualmente, è stato approvato un piano per la costruzione di 3.400 nuove unità abitative in un’area che collega Gerusalemme Est e l’insediamento di Ma’ale Adumim, creando un ostacolo alla circolazione dei palestinesi tra le regioni settentrionale e meridionale della Cisgiordania.

×