Raggiunto il drammatico traguardo di 700 giorni di guerra, il 2 dicembre 2025, Israele ha intensificato la sua campagna militare su Gaza City, ordinando all’IDF di distruggere i grattacieli della città. In un’operazione che ha visto un triplice raid, la torre Al-Mushtaha è crollata, ricoprendo di fumo e detriti le tende circostanti. Secondo quanto dichiarato dall’IDF, l’edificio ospitava infrastrutture utilizzate da Hamas per condurre attacchi. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha affermato che con questo raid, Israele ha “aperto la porta dell’inferno a Gaza”.
Il messaggio di Hamas e la situazione degli ostaggi
In un contesto di crescente tensione, Hamas ha rilasciato un video in cui due ostaggi israeliani, Guy Gilboa-Dalal e Alon Ohel, chiedono la fine del conflitto. I due uomini, tenuti prigionieri a Gaza City, appaiono visibilmente provati, con Gilboa-Dalal che, nel filmato di 28 secondi, afferma di essere detenuto dalle Brigate al-Qassam. Con un’espressione angosciata, si copre il viso con le mani e chiede di tornare dalle proprie famiglie. Le immagini ritraggono anche il suo incontro con Ohel, ma i familiari di quest’ultimo hanno rifiutato la diffusione delle immagini, esprimendo preoccupazione per le condizioni di salute del giovane, che ha perso la vista da un occhio.
Attualmente, dei 251 ostaggi rapiti durante l’attacco del 7 ottobre 2023, 47 si trovano ancora a Gaza. Secondo l’esercito israeliano, 25 di loro sono sicuramente morti, mentre le condizioni degli altri rimangono incerte. Durante un incontro con i familiari degli ostaggi, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito che nessun video di propaganda influenzerà la determinazione di Israele nel perseguire i suoi obiettivi, che includono il rilascio di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza.
Le reazioni internazionali e la situazione umanitaria
Nonostante l’annuncio di Hamas di essere pronto a un accordo globale per porre fine al conflitto, il governo israeliano ha continuato a bombardare Gaza City, costringendo i civili a fuggire o a subire gravi conseguenze. L’IDF ha dichiarato che i raid proseguiranno, mentre Hamas ha denunciato tali attacchi come “crimini contro l’umanità”, sostenendo che fanno parte di un piano criminale per forzare la popolazione a sfollamenti.
La questione degli sfollamenti forzati ha innescato un acceso dibattito anche tra Israele e Egitto. Il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha affermato che “lo sfollamento è una linea rossa” e ha denunciato un presunto genocidio in atto nella Striscia. Le dure dichiarazioni della vicepresidente della Commissione Europea, Teresa Ribera, hanno sollevato interrogativi sulla definizione di crimini contro l’umanità e genocidio, con il portavoce dell’Unione Europea che ha chiarito che spetta alle corti internazionali stabilire tali qualificazioni legali.
La situazione a Gaza continua a essere critica, con un aumento delle tensioni e delle violenze, mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione.