Serbia: Belgrado colpita da nuovi episodi di violenza e scontri

Egidio Luigi

Agosto 19, 2025

Nuove tensioni hanno caratterizzato la serata del 2 gennaio 2025 a Belgrado, dove si è svolta una manifestazione antigovernativa organizzata dal movimento degli studenti. L’evento, inizialmente pacifico, ha preso una piega violenta quando alcuni gruppi di dimostranti hanno iniziato a bloccare strade nel centro della capitale serba, dirigendosi successivamente verso la sede del Partito del Progresso Serbo (SNS), attualmente al potere e guidato dal presidente Aleksandar Vucic. Qui, i manifestanti hanno scagliato sassi, bottiglie, petardi e vari oggetti contro l’edificio.

Le conseguenze degli atti vandalici

Le conseguenze di questi atti vandalici sono state evidenti: i vetri delle finestre sono andati in frantumi e diversi cassonetti della spazzatura sono stati rovesciati e dati alle fiamme. Gli scontri tra i manifestanti e le forze di polizia, equipaggiate per affrontare disordini, sono stati intensi. Gli agenti hanno risposto al lancio di pietre con granate assordanti e gas lacrimogeni, riuscendo infine a disperdere i dimostranti.

Proteste in altre città serbe

Negli ultimi giorni, la situazione a Belgrado non è stata isolata. Anche in altre città serbe come Novi Sad, Valjevo, Pozega, Bor, Zrenjanin, Kostolac, Kragujevac, Smederevo, Sremska Mitrovica, Sombor e Obrenovac si sono registrati raduni e proteste, con episodi di assalti a edifici pubblici e incendi di sedi politiche, inclusi quelli del SNS.

Intervento del presidente Vucic

Il presidente Vucic, intervenendo nella serata del 2 gennaio, ha condannato con fermezza le violenze, definendo i “blokaderi”, termine usato in Serbia per riferirsi agli studenti coinvolti nelle proteste e nei blocchi stradali, come privi di un piano e di un programma. Ha convocato per la mattina successiva una seduta del Consiglio per la Sicurezza Nazionale. In un precedente discorso, il presidente aveva già anticipato l’adozione di misure drastiche in risposta a questa escalation di violenza, pur escludendo l’ipotesi di dichiarare lo stato di emergenza.

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