L’Idf dà il via libera all’operazione militare su Gaza, Hamas apre al dialogo

Marianna Perrone

Agosto 13, 2025

Israele continua a perseguire il proprio piano di espansione dell’offensiva nella Striscia di Gaza, ignorando le richieste internazionali di evitare un’ulteriore escalation in un contesto umanitario già critico. Il generale Eyal Zamir, capo di Stato maggiore, ha espresso riserve durante una riunione del gabinetto di guerra, ma ha poi approvato il piano operativo delle Forze di Difesa Israeliane (Idf), che prevede l’occupazione di Gaza City e di alcuni campi profughi nei prossimi mesi. Queste aree sono considerate ultime roccaforti del gruppo terroristico Hamas. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha dichiarato che l’obiettivo è infliggere un colpo decisivo a Hamas e riportare a casa gli ultimi 49 ostaggi, di cui solo circa venti sarebbero ancora in vita. I Paesi mediatori stanno cercando di evitare questa nuova operazione militare, rilanciando i negoziati e proponendo nuove soluzioni.

Le incursioni a Gaza City

Hamas ha denunciato un’intensificazione delle incursioni israeliane a Gaza City, definendole “aggressive” e accusando Israele di tentare di imporre una nuova realtà sul campo attraverso una politica di terra bruciata e la distruzione di beni civili. Fonti mediche palestinesi, citate dall’agenzia Wafa, hanno riportato che almeno 81 persone sono state uccise negli attacchi delle Idf nelle ultime ore, con oltre la metà delle vittime, 45, a Gaza City. Qui, il piano di Netanyahu prevede lo sfollamento di un milione di persone, aumentando ulteriormente la preoccupazione per la situazione umanitaria.

Una delegazione di Hamas ha comunicato ai mediatori, durante un incontro al Cairo con il capo dell’intelligence egiziana, la necessità di riprendere rapidamente i negoziati per un cessate il fuoco. Un funzionario egiziano ha affermato che la minaccia israeliana di conquistare Gaza City ha spinto Hamas a recarsi al Cairo, e che l’Egitto intende invitare anche una delegazione israeliana per discutere della situazione.

Proposte di accordo e negoziati

Attualmente, sul tavolo ci sarebbe una nuova proposta di accordo globale, dopo il rifiuto di Netanyahu di considerare intese parziali. Per porre fine al conflitto, Israele chiede la liberazione simultanea di tutti gli ostaggi, vivi e morti, in cambio di un periodo di tregua di 60 giorni, come previsto da una bozza presentata in precedenza dall’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff. Questa nuova proposta, elaborata da Egitto e Qatar con il supporto della Turchia, include la fine dei combattimenti, la smilitarizzazione di Gaza e l’esilio di alcuni leader militari di Hamas.

Un funzionario egiziano ha dichiarato che, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, un accordo completo sarebbe più semplice da raggiungere rispetto a uno parziale, che potrebbe solo rimandare i problemi. Hamas, secondo quanto riferito, desidera sinceramente porre fine alla guerra, ma nutre dubbi sulla volontà di Israele di interrompere le sue operazioni. Sono disposti al disarmo, ma richiedono garanzie. Nonostante ciò, il funzionario ha espresso un “cauto ottimismo” riguardo ai negoziati in corso al Cairo.

Attività diplomatica in Sud Sudan

Nel frattempo, la viceministra degli Esteri israeliana, Sharren Haskel, è giunta in Sud Sudan per incontri ufficiali. Haskel ha firmato un protocollo d’intesa diplomatico e ha visitato un centro traumatologico israeliano che ha salvato la vita a molti bambini. La notizia del possibile trasferimento di palestinesi dalla Striscia di Gaza in Sud Sudan è stata categoricamente smentita dal governo sudanese, che ha definito tali affermazioni come “prive di fondamento”. La situazione in Sud Sudan, anch’essa segnata da conflitti interni, continua a essere complessa e delicata.

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