Questo fine settimana, il 25 e 26 agosto 2025, si sono tenuti due festival musicali di grande rilevanza a Oslo e Göteborg, dove numerosi artisti hanno sollevato la voce contro la situazione a Gaza.
Festival ‘Way Out West’ a Göteborg
Durante il festival ‘Way Out West’ a Göteborg, il gruppo nord-irlandese Kneecap ha aperto il proprio concerto con una potente dichiarazione visiva: una schermata nera accompagnata dalla frase “Israele sta commettendo genocidio contro il popolo palestinese“. La band ha accusato il governo svedese di sostenere tale situazione attraverso il supporto alla ditta di difesa israeliana Elbit e il taglio dei fondi all’UNRWA. Hanno inoltre sottolineato che oltre 80.000 persone sono state uccise da Israele negli ultimi 21 mesi. Durante la loro esibizione, molti fan hanno sventolato bandiere palestinesi e intonato slogan come “free Palestine“.
Nonostante le pressioni da parte di alcuni politici locali che hanno chiesto l’annullamento della performance a causa delle controversie legate a uno dei membri della band, Liam O’Hanna, che è accusato di terrorismo dalle autoritĂ britanniche, gli artisti hanno continuato a esprimere le proprie opinioni. O’Hanna è stato criticato per aver sventolato una bandiera di Hezbollah e per aver sostenuto il gruppo durante un concerto a Londra lo scorso anno. Il processo è previsto per il 20 agosto 2025 e la band ha respinto le accuse, affermando: “Vogliono impedirci di parlare con i giovani di tutto il mondo e silenziare le nostre voci di compassione. Ci difenderemo in tribunale”.
La crescente attenzione mediatica e la loro posizione pro-Palestina hanno, paradossalmente, contribuito a far conoscere il gruppo tra il pubblico svedese.
Festival Oya a Oslo
Parallelamente, a Oslo si è svolto il festival Oya, dove attivisti pro-Palestina hanno organizzato manifestazioni di protesta, invitando al boicottaggio dell’evento. Gli attivisti hanno denunciato che l’organizzatore del festival investe in aziende tecnologiche israeliane legate al conflitto a Gaza. Anche in questa occasione, diversi artisti hanno espresso il loro sostegno alla Palestina e hanno criticato le azioni di Israele.
L’artista norvegese Musti ha suscitato particolare attenzione con una scritta provocatoria “Morte all’IDF“, che ha attirato numerose critiche. Gli organizzatori del festival hanno cercato di prendere le distanze dall’accaduto, dichiarando all’emittente pubblica norvegese NRK di non essere stati informati riguardo a cosa avrebbe fatto l’artista prima della sua esibizione.
Questi eventi dimostrano come la musica possa diventare un veicolo di protesta e di espressione politica, attirando l’attenzione su questioni internazionali e sensibilizzando il pubblico su temi di grande rilevanza sociale.
