La Cina rivede la sua politica familiare: sussidi per ogni neonato, ma risorse limitate

Marianna Perrone

Agosto 6, 2025

La Cina sta affrontando una sfida demografica senza precedenti, cercando di contrastare un significativo declino della natalità. Il governo cinese ha recentemente annunciato un sussidio nazionale per le famiglie con bambini sotto i tre anni, un passo che segna un cambiamento radicale rispetto alla storica politica del figlio unico. A partire dal 1° gennaio 2025, le famiglie riceveranno un sostegno di 3.600 yuan all’anno, equivalenti a circa 460 euro, per ogni bambino nato. Questa iniziativa rappresenta un tentativo di incentivare le nascite, ma esperti avvertono che le problematiche strutturali e culturali potrebbero ostacolare il successo di tali misure.

Il passaggio dalla politica del figlio unico al sostegno statale

La politica del figlio unico, in vigore dal 1980, ha avuto un impatto profondo sulla società cinese, creando un forte squilibrio di genere e contribuendo all’invecchiamento della popolazione. Dal 2015, il governo ha iniziato a modificare queste restrizioni, permettendo famiglie con due e poi tre figli. Tuttavia, queste misure non hanno avuto l’effetto sperato. L’introduzione del sussidio nazionale rappresenta un cambiamento significativo, ma le cicatrici lasciate da decenni di controllo delle nascite influenzano ancora la percezione della genitorialità tra i cittadini.

I dettagli del nuovo sussidio per la prima infanzia

Il Ministero delle Finanze cinese ha reso noto che il sussidio di 3.600 yuan all’anno sarà retroattivo dal 1° gennaio 2025. Questo è il primo incentivo di portata nazionale destinato a sostenere le famiglie con bambini piccoli. Oltre a questo bonus, alcune amministrazioni locali stanno implementando misure aggiuntive come esenzioni fiscali, asili gratuiti o a prezzo ridotto, e bonus una tantum per le nascite. L’intento del governo è chiaro: stimolare la natalità e incoraggiare la spesa familiare in un contesto economico stagnante.

Le sfide economiche nel crescere un figlio in Cina

Secondo stime di esperti, il costo per crescere un figlio in una città cinese può superare i 300.000 yuan (oltre 38.000 euro) fino all’età di 18 anni. Questo spiega perché molte coppie, specialmente nelle aree urbane, scelgano di avere un solo figlio o addirittura di non averne affatto. Pur essendo il bonus annuale significativo, molti lo considerano insufficiente per coprire le spese reali. La precarietà lavorativa e la mancanza di supporti strutturali come congedi parentali adeguati continuano a condizionare le decisioni familiari.

Fattori culturali e sociali alla base del calo demografico

Il calo delle nascite in Cina è influenzato anche da cambiamenti culturali. L’emancipazione femminile, l’urbanizzazione e l’aumento del livello di istruzione hanno portato le nuove generazioni a rivedere le proprie priorità. Molte donne scelgono di focalizzarsi sulla carriera o posticipano la maternità, spesso oltre l’età considerata “fertile”. Allo stesso tempo, l’aumento dei divorzi e il costo elevato del matrimonio rendono la genitorialità una scelta sempre più difficile.

Prospettive per un approccio più ampio: le opinioni degli esperti

Esperti sia cinesi che internazionali concordano sulla necessità di un approccio che vada oltre i semplici incentivi economici. È fondamentale implementare riforme strutturali che favoriscano un ambiente più accogliente per le famiglie, come politiche abitative più accessibili e servizi per l’infanzia. Alcune città, come Hangzhou e Shenzhen, hanno avviato iniziative in questa direzione, ma i risultati sono ancora lontani dall’essere sufficienti.

Le ragioni del fallimento delle politiche di stimolo

Analizzando le politiche adottate, gli esperti notano che l’approccio della Cina alla crisi demografica è stato troppo graduale. Le prime misure, come la possibilità di avere più figli, non sono state accompagnate da politiche di welfare solide. Il mercato immobiliare, con i suoi prezzi elevati, rappresenta un grande ostacolo per le giovani coppie, mentre la mancanza di servizi per l’infanzia e l’insufficienza del congedo parentale maschile complicano ulteriormente la situazione.

Il ruolo dell’urbanizzazione nella crisi demografica

L’urbanizzazione rapida ha modificato la struttura familiare in Cina. Nelle grandi città, il costo della vita è elevato e il mercato del lavoro è altamente competitivo. Questi fattori hanno disincentivato le nascite, soprattutto tra le donne. In contesti rurali, dove i figli sono visti come una risorsa, la situazione è diversa, ma il fenomeno della migrazione verso le città ha portato anche lì a un abbassamento del tasso di fertilità.

Le esperienze di Giappone e Corea del Sud come casi di studio

Giappone e Corea del Sud offrono spunti interessanti per comprendere i limiti delle politiche di incentivazione alla natalità. Nonostante gli sforzi giapponesi e sudcoreani, i tassi di fertilità rimangono tra i più bassi al mondo. Entrambi i paesi hanno investito ingenti risorse in sussidi, ma ostacoli culturali e strutturali, come l’alto costo delle abitazioni e la pressione sulle madri, hanno avuto un impatto maggiore rispetto agli incentivi economici. La Cina sta iniziando a comprendere queste dinamiche, ma un cambiamento profondo è necessario per affrontare la crisi demografica.

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