Nel 1943, un’iniziativa insolita prese forma in Australia: una nave partì con l’obiettivo di consegnare un ornitorinco al primo ministro britannico, Winston Churchill. Questo gesto doveva servire a rafforzare i legami tra Canberra e Londra, in un periodo in cui la Seconda Guerra Mondiale si stava intensificando nel Pacifico, minacciando direttamente il continente australiano. Tuttavia, il viaggio si rivelò fatale per l’animale, che morì durante il trasporto. Inizialmente, si temette un grave incidente diplomatico e si attribuì la colpa a un attacco da parte di un sottomarino tedesco, ma la verità emersa recentemente rivela una realtà ben diversa.
Il desiderio di Churchill
Winston Churchill, noto per la sua passione per gli animali esotici, aveva espresso più volte il desiderio di possedere un ornitorinco. Per soddisfare questa richiesta, H.V. ‘Doc’ Evatt, allora ministro degli esteri australiano, decise di inviare un esemplare in gran segreto, poiché l’esportazione di questa specie era vietata. Per garantire il benessere dell’animale durante il viaggio, fu progettata una struttura speciale e preparato un menù composto da 50.000 vermi e crema pasticcera all’uovo d’anatra. Un assistente fu assunto per prendersi cura dell’ornitorinco durante il lungo tragitto di 45 giorni. Nonostante gli sforzi, l’animale non sopravvisse al viaggio.
La scoperta della veritÃ
Recentemente, la verità sulla morte dell’ornitorinco è stata rivelata da Harrison Croft, un dottorando della Monash University, insieme a un team di ricerca dell’Università di Sydney. Attraverso l’analisi di un diario tenuto dall’addetto all’ornitorinco, è emerso che durante il viaggio la nave attraversò l’equatore e le temperature salirono ben oltre i 27 gradi Celsius, una soglia critica per la sicurezza degli ornitorinchi. Questo eccesso di calore si rivelò fatale per l’animale, contrariamente a quanto si era inizialmente creduto.
La storia di questo ornitorinco, quindi, non è solo un aneddoto curioso della Seconda Guerra Mondiale, ma un esempio di come le condizioni ambientali possano influenzare il trasporto di specie sensibili. La scoperta di Croft e del suo team non solo chiarisce le circostanze della morte dell’animale, ma offre anche uno spunto di riflessione sulle sfide legate alla conservazione delle specie in situazioni di emergenza.
