L’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, ha raggiunto il centro di distribuzione degli aiuti umanitari della Gaza Foundation a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, il 12 novembre 2025. Le emittenti israeliane hanno riportato la notizia, mostrando un convoglio di veicoli e una folla di palestinesi in attesa della distribuzione dei pacchi alimentari. Witkoff è accompagnato dall’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, mentre Washington si prepara a lanciare un nuovo piano per la fornitura di aiuti nella regione.
La Slovenia vieta il commercio di armi con Israele
Il giorno precedente, il governo della Slovenia ha ufficialmente annunciato il divieto di commercio di armi con Israele a causa del conflitto a Gaza. La Slovenia diventa così il primo Paese europeo a vietare l’importazione, l’esportazione e il transito di armi verso e da Israele. Nella comunicazione ufficiale, il governo ha spiegato che l’azione è stata intrapresa in modo autonomo, poiché l’Unione Europea non è riuscita a prendere misure concrete, come richiesto.
Le dichiarazioni del ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, hanno suscitato attenzione, suggerendo un possibile cambiamento significativo nella politica della Germania nei confronti del Medio Oriente. Wadephul ha affermato che Israele si trova sempre più in una posizione di minoranza e ha sottolineato che il riconoscimento della Palestina da parte della Germania deve avvenire solo al termine di un processo negoziale che, secondo lui, deve iniziare immediatamente. Berlino non seguirà l’esempio della Francia nel riconoscimento immediato dello Stato palestinese, ma sembra aver perso la pazienza nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu. Un governo che, senza un reale cambiamento umanitario a Gaza, rischia di perdere il sostegno di gran parte dell’Europa. Wadephul ha anche avvertito che la Germania sarà costretta a rispondere a iniziative unilaterali.
Il riconoscimento della Palestina in Europa
Un appuntamento cruciale è previsto per la fine di settembre presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tuttavia, la situazione nella Striscia di Gaza, lo stato dei negoziati con Hamas per il rilascio degli ostaggi e le continue dichiarazioni provocatorie da parte del governo Netanyahu rendono questo incontro sempre più incerto. L’annuncio di Emmanuel Macron, avvenuto il 24 luglio, ha già attratto altri Paesi: il Portogallo ha recentemente confermato la sua intenzione di riconoscere lo Stato palestinese, come ha confermato il premier di Malta, Robert Abela. La pressione in Belgio sta crescendo sul primo ministro Bart De Wever, mentre il presidente finlandese Alexander Stubb ha dichiarato di essere pronto a sostenere il riconoscimento della Palestina se il governo di Helsinki lo proporrà.
La Svezia ha richiesto all’Unione Europea di congelare la parte commerciale dell’accordo di associazione con Israele. Tuttavia, l’Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, continua a mantenere una posizione ferma. Meloni si recherà a Istanbul per un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Anche al di fuori dell’Europa, il Canada ha seguito le orme della Gran Bretagna, diventando il terzo Paese del G7 a riconoscere ufficialmente la Palestina. L’Australia ha annunciato che sta valutando un simile passo diplomatico. Con queste ultime adesioni, il numero di Paesi che riconoscono lo Stato di Palestina potrebbe superare i 150 membri dell’ONU, dopo l’assemblea al Palazzo di Vetro.
Le dichiarazioni di Witkoff e Netanyahu
Mentre a Gerusalemme si svolgeva il primo incontro tra Steve Witkoff e Benjamin Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha pubblicato un post su Truth, affermando che l’unico modo per porre fine alla crisi umanitaria a Gaza è che Hamas si arrenda e liberi gli ostaggi. Questa dichiarazione segna un cambio di tono rispetto a precedenti affermazioni in cui Trump aveva suggerito che Israele dovesse fare di più per fornire cibo a Gaza.
Le informazioni trapelate sull’incontro tra Witkoff e Netanyahu indicano che si sta consolidando un’intesa tra Israele e Stati Uniti, secondo cui, di fronte all’intransigenza di Hamas, si passerà da un piano per il rilascio parziale degli ostaggi a uno per la liberazione totale, il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza. Attualmente, i contatti con Hamas sono interrotti, e Witkoff ha preso atto di questa situazione. Washington e Gerusalemme stanno lavorando per aumentare l’assistenza umanitaria, anche durante le operazioni militari in corso a Gaza. Hamas, da parte sua, ha dichiarato di essere pronta a discutere degli ostaggi nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco, ma ha anche ribadito che la resistenza palestinese continuerà fino alla fine dell’occupazione.
Fonti della Casa Bianca suggeriscono che Trump stia iniziando a considerare che Netanyahu stia cercando di prolungare il conflitto per mantenere il potere politico. Tuttavia, la Casa Bianca ha affermato che non ci sono rotture significative tra Trump e Netanyahu, sottolineando che anche gli alleati possono avere divergenze di opinione. Nel frattempo, i ministri della Difesa e della Giustizia israeliani, Israel Katz e Yariv Levin, hanno dichiarato che è il momento di attuare la sovranità israeliana in Giudea e Samaria (Cisgiordania), un passo che riflette le ambizioni di annessione sostenute da alcuni membri del governo israeliano.
