Riemerge dalla sabbia del Sahara la moschea più antica del Marocco

Egidio Luigi

Luglio 28, 2025

È riemersa dalle sabbie del deserto, precisamente tra le rovine dell’antica Sijilmassa, nel sud del Marocco, la più antica moschea mai scoperta nel paese. Con una superficie di 2.620 metri quadrati, questo straordinario sito archeologico è in grado di accogliere circa 2.600 fedeli. La moschea, risalente tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, rappresenta un nuovo capitolo nella storia religiosa e urbana del Maghreb.

Scavi e scoperte storiche

Gli scavi, condotti dal Ministero della Cultura marocchino, sono iniziati nel 2024, ma l’Istituto Nazionale di Scienze dell’Archeologia e del Patrimonio non si aspettava di recuperare oltre dieci secoli di storia. L’area di scavo si estende per circa 9.000 metri quadrati e mira a riportare alla luce quella che, secondo le fonti storiche, era una città centrale per gli scambi tra il Maghreb, l’Africa subsahariana e il mondo mediterraneo. Sotto le dune del Sahara, nella località attuale di Rissani, è emersa un’intera città, dotata di una zecca per la coniazione di monete e di fondamenta che testimoniano l’esistenza di un quartiere alawita, insieme a frammenti di arte islamica. Questi reperti riscrivono la storia religiosa ed economica del Marocco, sottolineando il ruolo cruciale di Sijilmassa nel commercio transahariano e l’influenza dell’Islam nelle regioni meridionali del paese.

Ritrovamenti artistici e architettonici

Durante gli scavi, sono state rinvenute le prime stratificazioni della moschea, che hanno portato alla luce decorazioni con motivi geometrici, vegetali ed epigrafici, rappresentando le più antiche testimonianze dell’arte islamica in Marocco. Sono stati trovati anche centinaia di frammenti di legno dipinto risalenti al XVIII secolo, realizzati in cedro policromo e con tracce di doratura a foglia d’oro. Questi ritrovamenti costituiscono la prima prova materiale della decorazione architettonica alawita a Sijilmassa.

Produzione monetaria e scoperte uniche

Non lontano dalla moschea, è stato scoperto uno stampo in ceramica a “nido d’ape”, utilizzato per la produzione di grezzi per monete d’oro, ancora impregnati di residui d’oro. Questo ritrovamento, unico in Marocco e secondo solo a quello di Tadmekka in Mali, conferma Sijilmassa come un importante centro di produzione dei dinari sigilmassiani, di cui il Marocco conserva preziose testimonianze nei suoi musei archeologici.

Scoperta di un quartiere residenziale

In aggiunta, è stato identificato un quartiere residenziale risalente al periodo alawita (XVII-XVIII secolo), composto da dodici case disposte attorno a cortili. Questa scoperta offre uno scorcio unico sulla vita domestica dell’epoca, con salotti, spazi di stoccaggio, stoviglie e persino resti di datteri.

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