Non sorprende che il concetto di fight club susciti l’interesse dell’ultra-destra. Il regista David Fincher, autore dell’adattamento cinematografico del romanzo di Chuck Palahniuk, ha visto il suo lavoro stravolto da gruppi di estrema destra che lo hanno adottato come simbolo. In un’intervista rilasciata al Guardian, Fincher ha espresso la sua frustrazione nel constatare come il personaggio di Tyler Durden, l’alter ego del protagonista, venga interpretato come un’icona positiva, nonostante rappresenti un’influenza negativa. La diffusione di club simili a quelli descritti nel film, caratterizzati da incontri violenti e ideologie estremiste, è diventata una realtà in diverse località degli Stati Uniti. I leader dell’ultra-destra americana celebrano frequentemente Fight Club, citando Durden come fonte di ispirazione. Nel 2021, Richard Spencer, noto ideologo dell’estrema destra, ha pubblicato un saggio in cui affermava che il loro credo fosse riassunto nel film, sottolineando il famoso aforisma del personaggio: “Siamo i figli dimenticati della storia… siamo molto, molto arrabbiati”. Questa rabbia ha trovato sfogo in atti di violenza, replicando nella vita reale le dinamiche violente del film. Negli Stati Uniti, sono emersi gruppi definiti active club, che combinano sport da combattimento e ideologie controverse, e questa tendenza si sta espandendo oltre i confini americani.
Le dinamiche dei club
I club si riuniscono in palestre e parchi pubblici, utilizzando i social media come strumento di aggregazione iniziale. Gli incontri prevedono combattimenti, ma sono anche guidati da un’ideologia comune. Questo schema semplice facilita la diffusione di estremismi in forme diverse. Dopo la nascita di questi gruppi in Canada, ora si preparano a espandersi nel resto del mondo. Una ricerca condotta dal Global Project Against Hate and Extremism (GPAHE) ha rivelato che dal 2023 questi club stanno proliferando in diverse nazioni, dalla Svezia all’Australia, dalla Svizzera alla Finlandia. Recentemente, hanno fatto la loro comparsa anche in America Latina, con nuove sezioni in Cile e Colombia. Attualmente, si stima che ben 27 paesi abbiano visto l’emergere di queste associazioni, che si stanno strutturando sempre più, con molte di esse che includono anche sezioni giovanili simili alla storica Gioventù Hitleriana. Heidi Beirich, fondatrice dell’organizzazione che ha condotto lo studio, ha identificato in Rob Rundo, un neo-nazista di New York noto per aver provocato disordini in California nel 2017, il “padre” del modello degli active club. Sebbene Rundo non sia coinvolto direttamente nella gestione delle varie sezioni, le sue idee e la sua ideologia sono fonte d’ispirazione. Beirich ha spiegato come Rundo avesse l’intenzione di promuovere club “autonomi e locali”, che, grazie alla rete, hanno iniziato a collaborare, creando una rete internazionale. Su Telegram, gruppi dedicati comunicano tra loro, dando vita a un pantheon di mini-celebrità nel mondo neo-nazista, come l’australiano Thomas Sewell, che promuove l’idea di organizzarsi in piccoli fight club. Sewell è descritto come un violento neonazista che recluta nuovi membri per prepararli a violenze contro nemici politici e comunità vulnerabili. Questi gruppi mirano a trasformare i loro seguaci in soldati di strada, simili a milizie, evocando immagini storiche di formazioni paramilitari. Eventi dedicati agli sport da combattimento si sono trasformati in occasioni di incontro per l’estrema destra, contribuendo a diffondere un’atmosfera di tensione e violenza in contesti collettivi.
