Due cittadini italiani, Gaetano Cateno Mirabella Costa e Fernando Eduardo Artese, sono attualmente detenuti presso la struttura per migranti nota come “Alligator Alcatraz”, situata nel cuore delle paludi della Florida. Questo centro ha suscitato forti critiche a livello internazionale per le sue condizioni di detenzione. Entrambi gli italiani, con esperienze di vita molto diverse, si trovano in attesa di rimpatrio sotto la supervisione delle autorità statunitensi e italiane. Di seguito, i dettagli sui loro casi e sulle circostanze che li hanno portati in questa situazione.
La controversa prigione per migranti “alligator alcatraz”
Il centro di detenzione “Alligator Alcatraz” ha ricevuto questo soprannome evocativo per la sua posizione isolata e le misure di sicurezza estreme. La struttura è stata progettata per ospitare migranti in attesa di espulsione, ma è stata oggetto di numerose polemiche riguardo alle condizioni di vita all’interno. Le critiche si concentrano su aspetti quali l’assenza di assistenza sanitaria adeguata, pasti insufficienti e un ambiente di isolamento forzato. Le autorità locali e le ONG per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per il trattamento riservato ai detenuti, sottolineando che la struttura non rispetta gli standard internazionali per la detenzione.
Il caso mirabella costa: da taormina alla prigione della florida
Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, originario di Taormina, è stato arrestato il 3 gennaio 2025 nella Contea di Marion. Le accuse a suo carico comprendono il possesso illegale di farmaci, aggressione e violenza nei confronti di un over 65. Dopo aver scontato sei mesi di detenzione nelle strutture della contea, il 7 maggio è stato trasferito all’agenzia per l’immigrazione (ICE) per avviare le procedure di espulsione. Il 9 luglio, Mirabella Costa è stato trasferito ad Alligator Alcatraz, dove il suo avvocato ha denunciato violazioni dei diritti umani e ha presentato un appello contro il suo prolungato trattenimento.
Artese e il mandato ignorato: cittadinanza doppia e guai burocratici
Fernando Eduardo Artese, 63 anni, è nato a Buenos Aires e possiede sia la cittadinanza argentina che quella italiana. Residente negli Stati Uniti da circa dieci anni con la famiglia, il 25 giugno 2025 è stato fermato durante un controllo. Durante le verifiche, è emerso un mandato d’arresto per una mancata udienza relativa alla guida senza patente. Il 1° luglio, Artese è stato affidato a ICE e, due giorni dopo, trasferito nello stesso centro di detenzione di Mirabella Costa. A differenza del suo connazionale, Artese non ha precedenti penali rilevanti, e la sua situazione è stata definita come il risultato di una burocrazia complessa e di ritardi nella gestione del suo status migratorio.
Campo di concentramento: le condizioni denunciate da artese
In una recente intervista a La Voce di New York, Artese ha descritto Alligator Alcatraz come un luogo in cui i migranti vengono trattati come criminali, evidenziando la scarsità di cibo, la mancanza di assistenza medica e un clima di paura costante. Ha sottolineato che i detenuti sono lavoratori e persone che lottano per il benessere delle proprie famiglie. Le denunce sulle condizioni del centro non provengono solo dagli italiani: anche altre testimonianze raccolte dalla stampa americana segnalano celle sovraffollate e mancanza di servizi igienici adeguati. Diverse ONG per i diritti civili hanno chiesto una revisione dei protocolli di gestione del centro.
Cos’è alligator alcatraz e perché fa discutere
Inaugurato il 3 luglio 2025, il centro di detenzione si trova nell’area dell’ex aeroporto Dade-Collier, all’interno della Big Cypress National Preserve. Progettato come struttura ad alta capacità per la detenzione di migranti in attesa di rimpatrio, il soprannome “Alligator Alcatraz” deriva dalla sua posizione isolata e dalla fauna selvatica circostante, utilizzata come deterrente per le fughe. Le numerose denunce da parte dei detenuti e delle loro famiglie hanno attirato l’attenzione dei media, portando a interrogativi sulle condizioni di sicurezza e sul rispetto dei diritti dei migranti.
Farnesina in contatto: monitoraggio e rimpatrio
Il Ministero degli Esteri italiano ha confermato che il Consolato Generale a Miami e l’Ambasciata a Washington stanno seguendo attentamente la situazione dei due connazionali. In una nota ufficiale, la Farnesina ha dichiarato che “le autorità italiane sono in contatto con ICE e con i familiari dei detenuti, monitorando le condizioni di salute e i tempi dell’eventuale rientro“. Per entrambi gli italiani è previsto il rimpatrio, sebbene non sia stata ancora comunicata una data ufficiale. Le autorità diplomatiche garantiscono un monitoraggio costante e l’attivazione di tutte le tutele previste per i cittadini italiani detenuti all’estero.