La Casa Bianca limita l’accesso dei reporter alle informazioni e agli eventi

Marianna Perrone

Novembre 2, 2025

La Casa Bianca ha recentemente adottato misure più severe nei confronti della stampa. Il 15 gennaio 2025, il presidente Donald Trump ha firmato un memorandum che limita l’accesso dei giornalisti accreditati a una specifica area della West Wing, in particolare la stanza 140, conosciuta come “Upper Press”. Questo spazio ospita l’ufficio della portavoce Karoline Leavitt, situato accanto allo Studio Ovale. Da ora in poi, i reporter potranno entrare solo previa prenotazione, mentre potranno continuare a interagire con gli assistenti stampa nell’area “Lower Press”, situata all’esterno della sala briefing. Il presidente ha motivato questa decisione con la necessità di proteggere il “materiale sensibile”, sottolineando che la Casa Bianca ha assunto la responsabilità della gestione di tutte le comunicazioni, comprese quelle relative alla sicurezza nazionale.

Misure sempre più restrittive

Questa iniziativa rappresenta l’ennesimo attacco ai media. La prima agenzia a subire le conseguenze di queste nuove regole è stata l’Associated Press (AP), esclusa dallo Studio Ovale e dall’Air Force One per essersi rifiutata di seguire l’ordine del presidente di denominare il Golfo del Messico come “Golfo d’America”. Questa esclusione, inizialmente contestata, è stata successivamente convalidata dai tribunali, con il supporto della Casa Bianca, che ha affermato che porre domande al presidente negli spazi ufficiali è un privilegio, non un diritto.

In aggiunta, la composizione del pool di giornalisti che segue Trump è stata modificata, con la Casa Bianca che ha preso il controllo della selezione, escludendo la storica associazione dei corrispondenti. Le agenzie principali come AP, Reuters e Bloomberg hanno perso il loro posto fisso e ora devono alternarsi con altre trenta testate. Questa situazione ha ripercussioni sui clienti delle agenzie, in particolare sui media locali che non hanno una presenza costante a Washington, e sui mercati finanziari, che dipendono dai report in tempo reale di queste agenzie.

Reazioni e opposizione

Le ultime restrizioni imposte nella West Wing seguono una precedente iniziativa del Pentagono, che ha richiesto ai giornalisti di firmare un nuovo regolamento che li obbliga a non divulgare notizie sensibili senza previa approvazione, avvertendo che il mancato rispetto di queste regole potrebbe comportare la revoca del pass. Questa mossa ha suscitato una forte reazione non solo da parte dei media liberali, come il New York Times e la CNN, ma anche da testate conservatrici come il Wall Street Journal, Fox News e Newsmax, che hanno scelto di restituire il loro badge, denunciando quella che considerano una violazione dei diritti costituzionali dei giornalisti.

Le nuove restrizioni si affiancano alle intimidazioni di Trump verso i media definiti “nemici del popolo” e ai reporter che pongono domande scomode.

La narrativa della trasparenza

È interessante notare come Trump continui a vantarsi di avere un dialogo quotidiano con la stampa, presentando la sua amministrazione come “la più trasparente della storia”. Tuttavia, questa apparente apertura sembra essere utilizzata per controllare l’agenda mediatica, riempiendo gli spazi con la sua narrativa, spesso distaccata dai fatti e dai dati concreti. La gestione delle comunicazioni da parte della Casa Bianca si configura quindi come un tentativo di plasmare la realtà, piuttosto che di favorire un’informazione libera e imparziale.

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