Sabato 27 settembre 2025, la situazione a bordo della Global Sumud Flotilla ha subito un significativo cambiamento. Dieci cittadini italiani, che si trovavano a bordo della nave, hanno deciso di abbandonare le imbarcazioni. Questa scelta è stata presa a seguito di un attacco con droni avvenuto due giorni prima e in concomitanza con l’appello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha esortato gli attivisti a considerare la propria sicurezza.
Il Presidente Mattarella ha espresso preoccupazione per la sicurezza degli attivisti, suggerendo loro di accettare la mediazione proposta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme. Quest’ultimo si è offerto di ricevere gli aiuti umanitari a Cipro e di trasportarli a Gaza, un gesto che ha visto un rifiuto formale da parte della Flotilla italiana. Nonostante ciò, la portavoce della missione, Maria Elena Delia, è rientrata in Italia per avviare un dialogo con le istituzioni competenti.
La risposta della Flotilla italiana
La decisione di lasciare le imbarcazioni da parte dei dieci italiani è stata presa in un contesto di crescente tensione. Il nuovo attacco di droni ha messo in allerta i membri della Flotilla, spingendoli a rivalutare la loro posizione. Nonostante il rifiuto dell’appello del Quirinale, la volontà di Delia di tornare in Italia per discutere con le autorità evidenzia un tentativo di trovare un equilibrio tra attivismo e sicurezza.
La Global Sumud Flotilla ha come obiettivo principale quello di portare aiuti umanitari nei territori di Gaza, ma le recenti escalation di violenza hanno complicato notevolmente la missione. La presenza di droni e altre forme di aggressione ha sollevato interrogativi sulla sicurezza degli attivisti e sulla sostenibilità della loro iniziativa. Le parole di Mattarella, che hanno sottolineato l’importanza di non mettere a rischio la propria incolumità , hanno colpito nel segno, inducendo alcuni membri a prendere decisioni drastiche.
Il ruolo delle istituzioni italiane
Con il rientro di Maria Elena Delia, le istituzioni italiane si trovano ora di fronte a una sfida significativa. La necessità di gestire le aspettative degli attivisti, insieme alla responsabilità di garantire la sicurezza dei cittadini italiani all’estero, rappresenta un compito complesso. La mediazione proposta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme potrebbe rappresentare una via d’uscita per la Flotilla, ma la sua accettazione rimane incerta.
Il dialogo tra le autorità italiane e gli attivisti è fondamentale in questo momento critico. È importante che le istituzioni ascoltino le preoccupazioni dei cittadini e valutino le misure necessarie per garantire la sicurezza di chi si impegna in attività di solidarietà internazionale. La gestione della crisi richiede un approccio equilibrato, che tenga conto sia delle esigenze umanitarie che della sicurezza nazionale.
La situazione rimane in evoluzione e il futuro della Global Sumud Flotilla dipenderà dalle decisioni che verranno prese nei prossimi giorni. Il rientro di Delia potrebbe aprire nuove opportunità di dialogo, ma anche suscitare nuove tensioni, a seconda delle reazioni delle varie parti coinvolte.