Juliette Binoche, celebre per il suo ruolo di Vianne Rocher nel film Chocolat di Lasse Hallström, si è presentata al Torino Film Festival il 3 dicembre 2025 per svelare la sua prima opera da regista, In-I in Motion, e ricevere il prestigioso riconoscimento della “Stella della Mole”. Durante l’evento, l’attrice ha messo in evidenza la sua forza e determinazione, affrontando il tema del rapporto tra uomo e donna in un contesto di grande rilevanza sociale, in coincidenza con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Binoche ha espresso la sua indignazione per la condizione delle donne in paesi come Afghanistan, Congo e Iran, dove i diritti fondamentali sono sistematicamente negati. “È inaccettabile che in epoche moderne ci siano donne private della loro libertà “, ha dichiarato. L’attrice, che ha ricevuto il premio Oscar, ha condiviso la sua esperienza personale, raccontando come, nonostante una crescita influenzata da una madre forte e femminista, abbia cercato un uomo che la proteggesse. “Ho scoperto che questa figura non esiste, e forse il vero incontro tra uomo e donna deve avvenire su un piano più spirituale, dove ci si possa realmente apprezzare”, ha aggiunto.
Il percorso verso la regia
Per il suo esordio alla regia, Binoche ha deciso di rivisitare l’esperienza della performance teatrale In-I, che ha portato in tournée a livello globale insieme al coreografo Akram Khan nel 2008. Questo progetto ha segnato un momento di transizione per l’attrice, che ha abbandonato temporaneamente il mondo del cinema per immergersi nella danza contemporanea, il tutto sotto la direzione visiva dell’artista Anish Kapoor.
“Il mio lavoro in questo film è stato fortemente ispirato da Robert Redford“, ha rivelato Binoche. “La danza richiede di affrontare sia le sfide fisiche che quelle emotive. Ogni volta che mi esibivo, sentivo che il mio corpo stava per cedere, ma quando credi in qualcosa, ti senti sollevata, anche se devi affrontare le tue paure“.
Il potere della trasformazione attraverso l’arte
Affrontando il tema della trasformazione attraverso l’arte, Binoche ha affermato che l’arte vera ha la capacità di cambiare profondamente una persona. “I personaggi e le opere che ci toccano veramente sono quelli che possono trasformarci”, ha spiegato. Ha citato come esempio il film Giovanna d’Arco di Dreyer, che l’ha colpita in modo straordinario, lasciandola estasiata e sconvolta.
Le sfide della rappresentazione sul set
Quando si parla di scene di sesso, Binoche ha sottolineato le complessità legate alla loro realizzazione. “È una sfida rappresentare e gestire il desiderio in modo autentico. Oggi ci sono gli intimacy coordinator, ma c’è sempre il rischio che le scene possano essere mal interpretate o sfruttate in modo inappropriato”, ha dichiarato. Ha suggerito che un approccio ideale sarebbe quello di girare una scena in modo libero e poi mostrarla agli attori per ottenere il loro consenso.
Le influenze personali e professionali
Binoche ha parlato delle esperienze che l’hanno plasmata come persona e artista. “A volte è stata la vita a prendere decisioni per me”, ha affermato, riflettendo sulla sua infanzia. “La mia famiglia, nonostante il caos, era immersa in un grande amore per l’arte. Mia madre, Monique Yvette Stalens, era una donna di forte personalità , che mi ha insegnato il valore della sincerità e l’importanza di esprimere le proprie opinioni senza mai cadere nella lamentela”.
L’attrice ha condiviso come queste esperienze abbiano influenzato il suo percorso professionale e personale, contribuendo a formare la donna e l’artista che è oggi.
