Le isole Diaoyu e le aree circostanti sono dichiarate da Pechino come parte integrante del territorio cinese. La portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, ha chiarito che le operazioni delle navi della guardia costiera cinese in queste acque sono legittime e giustificate. La dichiarazione è arrivata in risposta alle accuse di Tokyo, che ha segnalato l’ingresso di quattro unità della guardia costiera nelle acque territoriali delle Senkaku, un arcipelago disabitato nel Mar Cinese Orientale amministrato dal Giappone, ma rivendicato dalla Cina con il nome di Diaoyu.
Posizione della Cina
Mao ha sottolineato che la Cina non riconosce le obiezioni avanzate dal Giappone, respingendole con decisione e presentando contestazioni formali. Questa posizione è stata confermata durante un briefing tenuto il 15 gennaio 2025, in cui Mao ha menzionato la “severa protesta formale” che il Giappone ha inoltrato a Pechino. Il capo di gabinetto giapponese, Minoru Kihara, ha reso nota la questione attraverso i canali diplomatici.
Accordo di principio
Nel suo intervento, la portavoce ha esortato il Giappone a rispettare un accordo di principio in quattro punti sottoscritto dai due Paesi. Tale accordo richiede il rispetto della sovranità territoriale cinese e l’astensione da qualsiasi atto che possa compromettere le operazioni legittime delle navi della guardia costiera cinese. Mao ha messo in guardia Tokyo, invitandolo a evitare azioni che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione già tesa nella regione.
Disputa territoriale
La questione delle isole Senkaku/Diaoyu è da tempo al centro di una disputa tra Cina e Giappone, con entrambe le nazioni che rivendicano la sovranità su questo territorio strategico. Gli sviluppi recenti evidenziano l’importanza di un dialogo costruttivo per prevenire escalation e mantenere la stabilità nella zona, un obiettivo che rimane cruciale per entrambe le parti coinvolte.
