L’intelligenza artificiale minaccia le lingue minoritarie: focus sull’islandese

Egidio Luigi

Novembre 17, 2025

L’uso crescente dei sistemi di intelligenza artificiale sta intensificando la predominanza della lingua inglese, portando a discriminazioni linguistiche e culturali. A lanciare un forte monito in Europa è l’ex premier islandese Katrín Jakobsdóttir, la quale esprime preoccupazione per il futuro della lingua islandese, parlata da circa 350mila persone. Secondo Jakobsdóttir, molti giovani stanno preferendo l’inglese non solo per la fruizione delle informazioni, ma anche per comunicare tra di loro, utilizzando piattaforme di intelligenza artificiale come ChatGPT.

La minaccia alla lingua islandese

La lingua islandese ha affrontato sfide significative nel corso della sua storia, e non è la prima volta che si trova in pericolo. Durante il periodo di dominazione danese, che si estese dal 1380 al 1918, l’islandese subì un forte declino. Tuttavia, grazie a un movimento culturale locale, la lingua riuscì a preservarsi, poiché si riconobbe l’importanza della lingua come simbolo dell’identità nazionale. Questo movimento fu fondamentale per mantenere viva la lingua, che oggi rappresenta non solo un mezzo di comunicazione, ma anche un elemento chiave della cultura e della storia islandese.

Jakobsdóttir sottolinea l’importanza di riacquisire questa consapevolezza. “Il destino di un Paese potrebbe essere deciso da come tratta la propria lingua, poiché la lingua plasma il modo di pensare delle persone”, ha affermato l’ex premier. Queste parole evidenziano il legame profondo tra lingua e identità culturale, un aspetto che non può essere trascurato in un’epoca in cui le tecnologie digitali influenzano profondamente le nostre vite quotidiane.

Le conseguenze dell’inglese dominante

L’emergere dell’inglese come lingua predominante nei contesti tecnologici ha portato a una serie di conseguenze per le lingue minoritarie come l’islandese. La facilità di accesso a contenuti in inglese ha spinto molti a trascurare la propria lingua madre, con una conseguente perdita di vocaboli e modi di dire unici. Questo fenomeno non riguarda solo l’islandese, ma si osserva in molte altre lingue minoritarie in tutto il mondo, dove la pressione dell’inglese rischia di sopraffare le lingue locali.

La situazione è particolarmente preoccupante per le nuove generazioni, che crescono in un ambiente digitale in cui l’inglese è spesso la lingua di default. La scarsa esposizione all’islandese potrebbe portare a una diminuzione della competenza linguistica e, di conseguenza, a una minaccia alla trasmissione della cultura e delle tradizioni. È fondamentale che le istituzioni educative e culturali in Islanda si impegnino attivamente per promuovere l’uso della lingua islandese, sia nelle scuole che nei media, per garantire che non venga dimenticata.

Jakobsdóttir ha quindi lanciato un appello affinché si sviluppino politiche linguistiche che supportino l’uso dell’islandese e incoraggino i giovani a valorizzare la propria lingua. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile preservare l’identità culturale e linguistica dell’Islanda, per le generazioni future.

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