Iran: storica direzione di un’orchestra sinfonica da parte di una donna dal 1979

Egidio Luigi

Novembre 16, 2025

La settimana scorsa, la direttrice d’orchestra iraniana Paniz Faryousefi ha fatto la storia dirigendo per due giorni la Tehran Symphony Orchestra presso la Unity Hall di Teheran. Questo evento segna un momento significativo, poiché Faryousefi è diventata la prima donna a ricoprire questo ruolo in un’orchestra sinfonica iraniana dalla Rivoluzione islamica del 1979. Durante i concerti, intitolati “Land of Simurgh”, sono state eseguite opere dei compositori iraniani Aftab Darvishi e Golfam Khayam, insieme a brani di noti musicisti come Robert Schumann, Jean Sibelius e Aram Khachaturian.

Un evento storico per la musica iraniana

Paniz Faryousefi ha eseguito il suo ruolo indossando il velo, in un periodo in cui il governo iraniano ha intensificato le misure riguardanti l’uso dell’hijab. Le recenti direttive del capo della magistratura, Gholamhossein Ejei, hanno ordinato l’arresto di chiunque promuova la rimozione del velo, accusando gruppi di voler diffondere “anomalie sociali” attraverso la “propaganda della nudità”. Questo contesto ha reso l’esibizione di Faryousefi ancora più significativa, poiché rappresenta una sfida alle norme sociali in un clima di crescente repressione.

L’evento ha avuto luogo in un momento di tensione in Iran, dove le leggi sull’hijab sono state al centro di un acceso dibattito pubblico. La nuova stretta sull’uso del velo arriva dopo mesi di incertezze e scontri istituzionali, in un Paese dove la questione dell’hijab è diventata un simbolo di resistenza per molte donne. La scomparsa della giovane atleta di taekwondo Hanieh Shariati Roudposhti, vista per l’ultima volta mentre si allenava senza hijab, ha ulteriormente alimentato le preoccupazioni sulla sicurezza delle donne in Iran.

Le leggi sull’hijab e il contesto sociale

La legge sull’hijab è stata introdotta dopo la Rivoluzione islamica del 1979, ma ha assunto un significato politico e sociale rilevante dopo le proteste del 2022, scatenate dalla morte di Mahsa Jina Amini. Le richieste di un inasprimento delle pene per le donne senza velo hanno portato a un clima di paura e repressione. Secondo fonti, le nuove normative avrebbero potuto prevedere pene fino a dieci anni di carcere per chi incoraggia comportamenti considerati “indecenti”. Tuttavia, il governo ha scelto di congelare tali misure, temendo nuove esplosioni di dissenso.

Il presidente Masoud Pezeshkian ha espresso riserve riguardo all’applicazione di leggi che potrebbero creare problemi alla popolazione. La sua posizione è stata interpretata come un segnale di apertura verso una maggiore tolleranza nei confronti delle donne e della loro libertà di scelta. Nonostante ciò, diverse organizzazioni non governative, tra cui il Center for Human Rights in Iran, hanno avvertito che le leggi sull’hijab continuano a essere applicate in modo sporadico, con sanzioni per i locali che consentono l’ingresso a donne senza velo.

Il clima di repressione e le manifestazioni

Recentemente, la polizia ha represso manifestazioni a favore del velo, mentre la magistratura ha parlato di infiltrazioni e guerre culturali. La nuova direttiva contro chi “propaganda la nudità” segna un ritorno a misure più severe. In questo contesto di repressione, la scomparsa di Hanieh Shariati Roudposhti rimane avvolta nel mistero, con assenza di informazioni ufficiali e aggiornamenti. Questo silenzio, in un Iran già segnato da tensioni sociali, suscita preoccupazioni e timori tra la popolazione, in particolare tra le donne che continuano a sfidare le restrizioni imposte dalla legge.

×