Usa e Venezuela: le ragioni dietro la tensione e il rischio di conflitto con Maduro

Marianna Perrone

Novembre 15, 2025

Negli Stati Uniti, la questione legata al traffico di droga ha assunto una nuova dimensione, nota come “drug boat war”, una guerra contro le imbarcazioni coinvolte nel trasporto di sostanze stupefacenti. Questa iniziativa rappresenta un chiaro richiamo alla storica “war on drugs” avviata da Ronald Reagan quasi cinquant’anni fa. Tuttavia, l’operazione militare ufficialmente denominata “Southern Spear”, ovvero “lancia meridionale”, si rivolge specificamente contro il regime di Nicolas Maduro in Venezuela. La narrazione americana ha suscitato scetticismo tra gli osservatori, con pochi che continuano a credere nei suoi presupposti. Le tensioni con Caracas, la crescente militarizzazione delle acque caraibiche, l’intento di favorire un cambio di regime attraverso le opposizioni e gli attacchi a piccole unità navali rivelano logiche geopolitiche e economiche più complesse. In risposta, il governo venezuelano ha annunciato un significativo dispiegamento di forze per contrastare la crescente pressione statunitense. La situazione tra i due Paesi ha raggiunto un punto critico, con il rischio di un’escalation imminente.

Obiettivi strategici degli Stati Uniti

La strategia dell’amministrazione Trump nei confronti del Venezuela si articola attorno a tre obiettivi principali. Primo, gli Stati Uniti intendono contrastare l’influenza di Cina e Russia in una nazione strategicamente posizionata. Secondo, si cerca di riportare parte del mercato globale del petrolio sotto l’egida del dollaro, che ha visto una crescente concorrenza da parte dello yuan cinese. Infine, Washington punta a intensificare la pressione sul regime di Maduro, preparandosi a un eventuale cambio di governo che possa essere più favorevole agli interessi americani. Questo approccio si inserisce in un contesto storico in cui gli Stati Uniti hanno dedicato quasi un secolo a consolidare la propria influenza nel continente americano, cercando di ridurre al minimo le minacce provenienti da nazioni considerate ribelli, come il Venezuela.

La retorica della lotta al traffico di droga

La lotta contro il traffico di droga, quindi, appare come un pretesto retorico. La distruzione delle navi sospettate di traffico e le “prove” fornite non fanno altro che confermare questa tesi. Le rotte del fentanyl, che ha devastato la gioventù statunitense, non transitano attraverso i Caraibi, ma piuttosto attraverso il Pacifico e il Messico. Durante il suo primo mandato, Trump tentò di rovesciare Maduro nel 2019, ma senza successo, ripetendo un copione già visto nel 2002 con George W. Bush e il fallito golpe contro Hugo Chavez. La retorica americana sulla lotta alle dittature si rivolge anche alla Colombia, avvertendo il presidente Gustavo Petro di un possibile rischio per la sua posizione. La risposta di Petro, durante i lavori della Cop30, ha evidenziato le sue critiche nei confronti di Trump e delle lobby petrolifere.

Il petrolio e il dollaro Usa

Il Venezuela possiede le riserve di petrolio più grandi del mondo ed è uno dei principali produttori. Tuttavia, gran parte della sua produzione va a finire in Cina, che ha creato un mercato parallelo per gli idrocarburi, coinvolgendo anche Russia, Iran e Paesi arabi. Questo scenario ha portato a una riduzione dell’uso del dollaro nelle transazioni petrolifere, minando la posizione della valuta statunitense. Di conseguenza, il settore petrolifero venezuelano è stato oggetto di sanzioni americane e di un contenimento marittimo da parte delle navi statunitensi, impedendo l’invio di carichi verso Pechino e altri clienti. L’obiettivo a lungo termine degli Stati Uniti è ripristinare il predominio del dollaro nel mercato petrolifero, simile a quanto avvenuto con la rete del petrodollaro dagli Anni Settanta fino a tempi recenti.

Possibilità di un attacco diretto degli Usa

Nonostante la presenza di navi militari e della portaerei Gerald Ford, la più grande al mondo, l’opzione preferita dagli Stati Uniti rimane quella di evitare un conflitto militare diretto. Trump ha autorizzato la Cia a condurre operazioni mirate in Venezuela, puntando a esercitare una pressione “calcolata” su Maduro affinché si dimetta o venga rovesciato, senza far precipitare il Paese nel caos. La lealtà delle forze militari verso Maduro sarà cruciale in un eventuale conflitto. Anche all’interno degli Stati Uniti, la pressione aumenta: un ritiro senza risultati concreti sarebbe visto come una sconfitta. Pertanto, è probabile che Washington continui a rafforzare la propria presenza militare nei Caraibi, mantenendo alta la tensione su Caracas attraverso attacchi mirati, evitando però un’escalation incontrollata.

La risposta del Venezuela agli Usa

Le forze militari degli Stati Uniti superano di gran lunga quelle venezuelane, rendendo improbabile una resistenza efficace da parte dell’esercito di Caracas. Tuttavia, il presidente Nicolas Maduro ha alternative da considerare. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez, ha attivato la “fase avanzata” del Piano Independencia 200, un piano di risposta militare approvato a settembre per rafforzare la difesa contro la presenza statunitense. Le esercitazioni coinvolgono oltre 200.000 soldati, e la compattezza tra truppe e popolazione è evidente nel respingere quella che viene percepita come un’aggressione imperialista. La dottrina militare venezuelana, influenzata da Chavez, si basa sull’unità tra civili e militari contro l’imperialismo. Se il Paese rimane unito, la caduta del governo appare improbabile.

La forza dell’esercito venezuelano

Tecnicamente, la situazione è sfavorevole per il Venezuela. Secondo Global Firepower, l’esercito conta 337.000 unità, di cui 109.000 attivi, 220.000 paramilitari e 8.000 riservisti. La carenza di addestramento e l’orientamento verso la sicurezza interna rappresentano una sfida significativa. Inoltre, la Marina venezuelana non è in grado di competere con la potenza navale statunitense, che continua a dominare i mari. La disparità di risorse e preparazione mette in discussione la capacità del Venezuela di affrontare un eventuale conflitto diretto.

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