Rodrigo Paz assume la presidenza della Bolivia e ripristina i legami con gli Stati Uniti

Marianna Perrone

Novembre 9, 2025

Rodrigo Paz Pereira ha ufficialmente assunto la presidenza della Bolivia, segnando l’inizio di una nuova era politica ed economica nel Paese. Questo avviene dopo quasi due decenni di governo di sinistra, guidato dal Movimento al Socialismo (Mas), e rappresenta un cambiamento significativo anche nella politica estera, con un’apertura verso nuove alleanze internazionali. Il primo atto del nuovo presidente è stata la ripresa dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, interrotti nel 2008.

Il nuovo presidente e le elezioni

Il leader del Partito Democratico Cristiano (Pdc), di orientamento centrista, è stato eletto al ballottaggio del 19 ottobre 2025, ottenendo il 54,9% dei voti. Durante la cerimonia di insediamento, ha ricevuto la fascia e la medaglia presidenziale, pronunciando la formula “Dio, patria e famiglia, sì, giuro”. La cerimonia ha visto la partecipazione di oltre 60 delegazioni internazionali, tra cui i presidenti di Argentina, Cile, Ecuador, Paraguay e Uruguay, nonché rappresentanti di Panama, Costa Rica, El Salvador, Cina, Unione Europea e Parlamento spagnolo.

Ripristino delle relazioni con gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti erano rappresentati dal sottosegretario di Stato Christopher Landau. Già nei primi giorni del suo mandato, Paz ha ristabilito le relazioni con Washington e ha avviato negoziati per un prestito di 3,1 miliardi di dollari con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Interamericana di Sviluppo e la Banca di Sviluppo dell’America Latina, ricevendo anche il supporto del segretario di Stato americano Marco Rubio.

Le sfide economiche del nuovo governo

Il nuovo governo si trova a fronteggiare un’economia in difficoltà, caratterizzata da una carenza di dollari e carburante e un’inflazione che supera il 20%. Paz ha promesso di adottare un modello di “capitalismo per tutti”, orientato a incentivare le piccole imprese, ridurre i dazi e aprire maggiormente agli investimenti stranieri. Sebbene il suo partito abbia la maggioranza relativa in Parlamento, il presidente dovrà comunque cercare alleanze, ma la nuova composizione legislativa, dominata da forze liberali e favorevoli al mercato, potrebbe agevolare la sua agenda economica.

Un nuovo corso per la Bolivia

Durante la cerimonia di insediamento, il neopresidente ha dichiarato: “Mai più la Bolivia vivrà isolata dal mondo o sottomessa a ideologie fallite”. Paz guiderà un governo di centrodestra, dopo quasi vent’anni di amministrazioni di sinistra del Movimento al Socialismo. Questo cambiamento rappresenta per lui un ritorno della Bolivia sulla scena internazionale e un invito a collaborare con il resto del mondo.

La situazione economica critica

Paz ha sottolineato di assumere la guida del Paese “in un momento critico”, ereditando una situazione economica gravemente compromessa, con le riserve internazionali ai minimi storici degli ultimi trent’anni, inflazione elevata e una crescente sfiducia da parte dei cittadini. Ha denunciato le politiche del suo predecessore, Luis Arce, accusando il governo uscente di aver trasformato la Bolivia in “uno Stato paralizzato, un mostro burocratico incapace di servire il popolo”.

Affrontare la crisi e il debito

Il nuovo presidente ha evidenziato che il suo governo si troverà ad affrontare la peggiore crisi degli ultimi quarant’anni, con un debito di 40 miliardi di dollari e mercati vuoti. “Ci hanno tradito, e il tradimento si paga in Bolivia, perché è il prezzo che sopportano i più umili. E noi difenderemo i più umili”, ha affermato, promettendo un cambio di rotta radicale sia a livello politico che economico.

Ripristino delle relazioni diplomatiche

Paz e Landau hanno poi confermato che Bolivia e Stati Uniti ripristineranno le relazioni diplomatiche a livello di ambasciatori. “Ripristineremo le relazioni”, ha dichiarato il nuovo presidente in un incontro con il rappresentante americano, il quale ha specificato che le relazioni saranno “a livello di ambasciatori, come avrebbero sempre dovuto essere”. Nel 2008, l’ex presidente Evo Morales aveva espulso il diplomatico statunitense di maggiore rango in Bolivia, accusandolo di sostenere una cospirazione di destra, provocando una reazione simile da parte di Washington.

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