Il contesto geopolitico internazionale si presenta particolarmente complesso, influenzando in modo significativo i lavori in corso. La mancanza di numerosi leader dei Paesi appartenenti al G20, tra cui spiccano nomi come Donald Trump e Xi Jinping, rappresenta un fattore di rilievo, considerando che insieme questi due leader contribuiscono all’11% e al 29% delle emissioni globali. Questa situazione ha aperto la strada all’Unione Europea, che intende assumere un ruolo centrale nella diplomazia climatica.
Il ruolo dell’unione europea
Nel tentativo di colmare il vuoto lasciato dalle assenze dei leader mondiali, l’Unione Europea si è mostrata determinata a farsi portavoce delle questioni climatiche. Recentemente, l’UE ha raggiunto un accordo, frutto di negoziati complessi, riguardante i propri obiettivi climatici da raggiungere entro il 2035. Questi obiettivi sono stati richiesti all’Unione proprio in virtù degli impegni assunti durante il summit di Belém. Non solo, l’Unione ha anche confermato un impegno per il 2040, con una maggiore flessibilità, per ridurre le emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990.
L’Unione Europea si sta quindi preparando a giocare un ruolo di primo piano, non solo per la sua capacità di stabilire obiettivi ambiziosi, ma anche per la volontà di guidare la transizione verso un futuro sostenibile. Questo approccio mira a rafforzare la propria posizione a livello globale, specialmente in un momento in cui la cooperazione internazionale è fondamentale per affrontare le sfide legate ai cambiamenti climatici. Con le assenze di leader influenti, si presenta un’opportunità unica per l’Unione di posizionarsi come leader nel dialogo e nella negoziazione su questioni ambientali cruciali.
