Dopo le pressioni esercitate dall’amministrazione di Donald Trump, la decisione di Israele di interrompere gli aiuti umanitari a Gaza è stata revocata. I valichi tra Israele e Gaza riapriranno e le consegne di aiuti riprenderanno domani mattina. La notizia è stata riportata dal giornalista di Axios, Barak Ravid, citando fonti ufficiali israeliane.
La ripresa dei bombardamenti sulla striscia di Gaza
La situazione nella Striscia di Gaza si è nuovamente aggravata, con un aumento dei bombardamenti aerei dopo una settimana di tregua. L’accordo di pace proposto da Donald Trump è ora in una fase critica a causa dell’escalation degli attacchi, che minaccia di compromettere ulteriormente la stabilità nella regione, già segnata da oltre due anni di conflitto. Nella notte, gli Stati Uniti hanno lanciato un avvertimento riguardo a una “violazione imminente del cessate il fuoco” da parte di Hamas, con attacchi contro la popolazione civile. In risposta, Israele ha denunciato la violazione del cessate il fuoco, segnalando attacchi con un missile anticarro e spari contro le proprie truppe a Rafah.
In risposta a questi eventi, l’esercito israeliano ha avviato una serie di raid aerei su Rafah e Beit Lahia, continuando nel pomeriggio con attacchi su obiettivi definiti “terroristici” nel sud di Gaza. Secondo la protezione civile palestinese, almeno 33 persone sono state uccise, inclusi due militari israeliani. Israele ha quindi annunciato la chiusura di tutti i valichi e la sospensione dell’ingresso di aiuti nell’enclave, con effetto “fino a nuovo avviso”. Hamas ha negato le accuse, affermando di non essere a conoscenza degli scontri a Rafah e ribadendo il proprio impegno nel rispettare il cessate il fuoco. Tuttavia, la crisi si intensifica, suscitando preoccupazioni a Washington, dove fonti hanno riferito che l’amministrazione Trump ha esortato Israele a rispondere a Hamas “in modo proporzionato e moderato” per non compromettere l’accordo di pace.
Le reazioni del governo israeliano e le minacce di guerra
La situazione rimane molto incerta, con un funzionario americano che ha sottolineato l’importanza di non permettere che gli eventi attuali compromettano l’accordo di pace. Le presunte violazioni del cessate il fuoco da parte di Hamas hanno portato il governo di Benyamin Netanyahu a considerare un ritorno a un conflitto totale. Il premier ha tenuto consultazioni con il ministro della Difesa e i vertici militari, ordinando di agire con decisione contro gli obiettivi terroristici nella Striscia. Il ministro dell’ultradestra, Itamar Ben Gvir, ha sollecitato Netanyahu a intensificare le operazioni militari.
Questa escalation di attacchi potrebbe avere conseguenze significative, specialmente in un momento in cui le tensioni relative alla restituzione dei corpi degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 sono già elevate. Domenica, Hamas ha annunciato di aver identificato un altro cadavere da restituire a Israele “se le condizioni lo permetteranno”, ma restano ancora 15 corpi da recuperare. La riapertura del valico di Rafah è legata a questa questione, poiché Israele ha dichiarato che rimarrà chiuso “fino a nuovo avviso” in attesa del rientro di tutte le salme. Tuttavia, Hamas sostiene che questa politica ritarderà ulteriormente la restituzione dei corpi, ostacolando l’ingresso delle attrezzature necessarie per la ricerca dei dispersi.
Il ruolo degli Stati Uniti nella crisi
Di fronte a questo scenario complesso, la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione le tensioni che potrebbero minacciare le speranze di pace, a meno di dieci giorni dall’inizio della tregua nella Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti stanno lavorando attivamente per cercare di mantenere la stabilità , con gli inviati del presidente Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner, che hanno contattato il ministro Ron Dermer e altri funzionari israeliani per coordinare le prossime azioni.
I due inviati statunitensi, insieme al vicepresidente J.D. Vance, sono attesi in Israele la prossima settimana per promuovere la fase successiva dell’accordo. Un funzionario americano ha affermato che “nessuno desidera un ritorno a un conflitto su larga scala”. Gli israeliani intendono dimostrare a Hamas che le violazioni del cessate il fuoco comportano conseguenze, senza compromettere l’accordo. L’amministrazione Trump, informata in anticipo delle azioni di rappresaglia dell’IDF, sottolinea che la risposta di Israele dovrebbe concentrarsi sull’isolamento di Hamas, piuttosto che riprendere il conflitto. Si registrano notizie di un rinnovato supporto israeliano a milizie alternative a Hamas a Gaza, così come rapporti di scontri violenti tra diverse fazioni palestinesi all’interno dell’enclave.