L’opera “Figlio di Giano”, presentata alla Festa del Cinema di Roma, si distingue come un esempio di documentario di creazione. Sotto la direzione di Luigi Grispello, il film intreccia abilmente immagini d’archivio, la narrazione di un personaggio e una visione diretta di un aspetto emotivo della capitale italiana. L’evento ha avuto luogo nel mese di ottobre 2025, in un contesto che celebra il cinema e la sua capacità di raccontare storie.
Il protagonista e la sua storia
Marco Fois, un uomo dalla personalità riservata e dall’aspetto esile, è il fulcro del racconto. Noto come il nuovo “Mr. Okey”, Fois si lancia nel Tevere ogni Capodanno, sfidando le temperature rigide per intrattenere il pubblico. La voce narrante di Giorgio Tirabassi, che assume il ruolo di Giano, divinità romana associata al fiume, arricchisce il film con una dimensione mitologica che accompagna lo spettatore attraverso la storia di Roma. Giano Bifronte, con la sua capacità di aprire e chiudere le porte della città, simboleggia il passaggio tra momenti di pace e conflitto.
Un tuffo nella tradizione
Il film esplora il folklore romano dal dopoguerra, presentando la figura del tuffatore, un personaggio che ha saputo conquistare il cuore della gente. Ogni anno, nel giorno di Capodanno, Fois compie un salto di circa venti metri, segnato dal suono del cannone di mezzogiorno, raccogliendo gli applausi della folla. La narrazione inizia con un passaggio di testimone tra Angelo Blasetti, il tuffatore anziano, e Marco Fois, che fino a quel momento era stato il suo assistente. La vita di Fois viene documentata, mostrando momenti quotidiani come la preparazione di salsicce e panini nel suo camper, alternati a sessioni di allenamento in una piscina deserta.
Estetica e montaggio
“Figlio di Giano” si distingue anche per la sua estetica visiva e la qualità del montaggio. I produttori Lorenzo Mieli e Mario Gianani, in collaborazione con Rai Cinema, hanno scelto di lavorare con talenti emergenti, come il direttore della fotografia Bernardo Massaccesi e il montatore Luca Armocida. Massaccesi riesce a catturare la luce di Roma, mescolando bianco e nero con il colore, creando un’atmosfera che richiama il passato. Il montaggio, elegante e fluido, combina filmati storici con scene attuali, offrendo uno sguardo unico sulla città tra il Capodanno del 2024 e il presente.
Riflessione artistica
Il film si chiude con una potente immagine di Marco Fois, mentre i titoli di coda sintetizzano il viaggio intrapreso. “Figlio di Giano” non è solo un racconto di un tuffatore, ma una riflessione sulla cultura e la tradizione romana, che riesce a evocare una poesia antica, collegando il presente con il passato. La presentazione di questo lavoro al festival diretto da Paola Malanga sottolinea l’importanza di dare voce a storie che celebrano l’identità e le tradizioni di una città ricca di storia.