Trump sigla l’accordo per Gaza a Sharm el-Sheikh: “Pace in Medio Oriente”, ma Hamas continua a essere armata

Marianna Perrone

Ottobre 14, 2025

A Sharm el-Sheikh, il 10 gennaio 2025, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha siglato un accordo di pace per Gaza, un evento che segna un importante passo nella diplomazia internazionale. Durante una cerimonia che ha visto la partecipazione di oltre trenta leader mondiali, Trump ha annunciato il cessate il fuoco nella regione, sottolineando che questa giornata rappresenta una pietra miliare per la pace nel Medio Oriente, la più significativa degli ultimi cinquant’anni. Accanto a lui, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e la premier italiana Giorgia Meloni hanno condiviso il peso di questo momento cruciale.

Il contenuto dell’accordo di pace

L’accordo, frutto di intense trattative tra Stati Uniti ed Egitto, prevede non solo un immediato cessate il fuoco, ma anche l’avvio della ricostruzione della Striscia di Gaza. Il summit, previsto per novembre al Cairo, avrà il compito di definire i dettagli futuri e le modalità di attuazione di questo piano. Tuttavia, non mancano le criticità. Trump ha aperto alla possibilità di un ruolo temporaneo di Hamas come forza di polizia nella zona, una decisione che ha sollevato interrogativi e preoccupazioni, soprattutto considerando il recente comportamento dei miliziani che hanno ripreso a controllare le strade distrutte.

Il ruolo dell’Italia e delle altre nazioni

L’Italia, rappresentata da Giorgia Meloni, ha espresso la propria disponibilità a rafforzare la presenza nel processo di stabilizzazione della regione. La premier ha dichiarato che, in caso di una risoluzione dell’ONU, il paese è pronto a inviare carabinieri per garantire la sicurezza. Questa offerta si inserisce in un contesto di crescente impegno da parte delle potenze europee nella questione mediorientale. La Francia, attraverso il presidente Emmanuel Macron, ha proposto di organizzare una conferenza umanitaria a Parigi, con l’obiettivo di sostenere l’Autorità Palestinese e contribuire alla stabilità della regione.

Tensioni e sfide diplomatiche

Nonostante il successo dell’accordo, la tensione diplomatica rimane alta. L’assenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha annullato la sua partecipazione all’ultimo minuto a causa della festività ebraica di Simchat Torah, ha evitato una potenziale crisi durante il summit. Le minacce di una possibile uscita dal tavolo delle trattative da parte di Turchia e Iraq hanno ulteriormente complicato il quadro. La situazione rimane delicata, e il futuro del processo di pace dipenderà dalla volontà delle parti coinvolte di collaborare e trovare soluzioni condivise.

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