Ziv e Gali Berman, i gemelli israeliani rapiti da Hamas durante l’attacco al kibbutz Kfar Aza il 7 ottobre 2023, hanno finalmente riabbracciato i loro cari dopo oltre due anni di prigionia nella Striscia di Gaza. L’immagine del loro commovente incontro, diffusa dalle Forze di Difesa israeliane, è diventata un simbolo della conclusione di un incubo durato 738 giorni, durante i quali i due fratelli sono stati tenuti separati in condizioni sconosciute. La loro liberazione, avvenuta il 13 ottobre 2025, è stata parte di un accordo di cessate il fuoco che ha previsto il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita. La zia dei gemelli, Mackevit Meyer, ha descritto il momento del ricongiungimento come “un’esplosione di emozione”, mentre il fratello maggiore Liran ha definito i gemelli dei “sopravvissuti” che non hanno mai smesso di combattere.
Il rapimento al kibbutz di Kfar Aza e la separazione forzata
Il 7 ottobre 2023, Ziv e Gali Berman, allora ventiseienni, furono rapiti da Hamas durante l’attacco al kibbutz Kfar Aza, uno dei luoghi più colpiti. Fonti israeliane riportano che Gali fu catturata mentre cercava rifugio da un’amica, mentre Ziv fu costretto a lasciare il suo rifugio sicuro a causa di un incendio provocato dai miliziani. I due fratelli furono trasferiti separatamente all’interno della Striscia di Gaza e non ebbero più alcun contatto per tutto il periodo di detenzione. Questa separazione ha avuto un impatto profondo non solo su di loro, ma anche sulle loro famiglie, che per mesi hanno cercato di ottenere notizie sulle loro condizioni e sulla possibilità di un ricongiungimento. Le autorità israeliane non ricevettero conferme ufficiali riguardo alla loro posizione o alle condizioni in cui erano tenuti.
Due anni da ostaggi: cosa è accaduto a Ziv e Gali durante la prigionia
Durante i due anni di prigionia, i gemelli Berman hanno vissuto compleanni e festività in totale isolamento. Le famiglie, come confermato dalla Jerusalem Post e da ABC News, hanno organizzato eventi pubblici di solidarietà, esprimendo la speranza che i due fossero ancora vivi. Liran Berman, il fratello maggiore, è diventato il portavoce della causa familiare. In un’intervista rilasciata pochi mesi prima del rilascio, ha dichiarato che l’ultima notizia certa sui gemelli risaliva a febbraio, ma ha aggiunto: “Sono sopravvissuti. Non ho dubbi che torneranno”. Anche la comunità di Kfar Aza ha mantenuto viva la memoria, organizzando eventi simbolici come la celebrazione del compleanno dei gemelli, nonostante la loro assenza.
L’abbraccio simbolo e la gioia della famiglia Berman
L’immagine del primo abbraccio tra Ziv e Gali, diffusa dall’esercito israeliano subito dopo la loro liberazione, ha fatto il giro del mondo. I due fratelli si sono stretti con forza, circondati da operatori sanitari e militari, visibilmente commossi. Per la loro famiglia, quel momento ha rappresentato il culmine di una lunga attesa. La zia Mackevit Meyer ha raccontato: “Ero sul punto di svenire per l’emozione. Quanto desidero che siano nelle mani della loro mamma, Tali, e che escano finalmente da questo inferno“. Queste parole esprimono il sentimento di un’intera nazione, che ha vissuto con ansia per mesi l’incertezza sulla sorte degli ostaggi.
L’accordo tra Israele e Hamas e il contesto del rilascio
La liberazione di Ziv e Gali Berman è avvenuta nell’ambito del primo accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, siglato con mediazione internazionale e annunciato il 13 ottobre 2025. Il piano ha previsto il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita, in cambio della liberazione da parte di Israele di centinaia di detenuti palestinesi. Nella prima ondata di rilasci, sette ostaggi sono stati restituiti alle autorità israeliane, tra cui i gemelli Berman. Nei giorni successivi, altre tredici persone sono state liberate. Le operazioni sono state coordinate dalla Croce Rossa Internazionale, che ha garantito il trasferimento degli ostaggi in sicurezza. Questo accordo rappresenta uno dei momenti più significativi nella gestione della crisi iniziata con il conflitto del 2023, aprendo a scenari di dialogo complessi ma necessari.