Durante un incontro ufficiale tenutosi alla Casa Bianca il 15 marzo 2025, il senatore Marco Rubio ha avvicinato il presidente Donald Trump con un gesto rapido e preciso. Gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio e gli ha passato un biglietto scritto a mano. Questo momento, immortalato dal fotoreporter Evan Vucci dell’Associated Press, ha rivelato un foglietto bianco con un messaggio chiaro: “Very close” e una richiesta esplicita di approvare un post su Truth Social il prima possibile, per poter annunciare per primi un accordo importante. Due ore dopo, Trump ha pubblicato un annuncio che ha sorpreso tutti: “Israele e Hamas hanno firmato la prima fase di un accordo di pace“. Questo episodio, che potrebbe sembrare marginale, mette in luce un retroscena strategico nella gestione della narrazione internazionale e solleva interrogativi sul coordinamento comunicativo all’interno dell’amministrazione.
Un messaggio chiave tra Rubio e Trump
Il biglietto, che ha catturato l’attenzione dei media, è stato immortalato in una fotografia ufficiale durante una riunione alla Casa Bianca. L’immagine, diffusa da diverse agenzie, ha fatto il giro del mondo. Il mittente, il senatore Marco Rubio, è una figura di spicco nei rapporti del governo con il Medio Oriente. Il contenuto del foglio non lascia spazio a dubbi: il messaggio, diretto a Trump, richiede un’approvazione rapida di un post su Truth Social. L’intento è chiaro: annunciare per primi l’intesa tra Israele e Hamas. La frase “Very close” suggerisce che l’accordo fosse in fase avanzata e che mancasse solo il sigillo comunicativo. La sequenza temporale conferma l’urgenza del messaggio: solo due ore dopo, il post presidenziale è stato pubblicato.
L’annuncio di Trump: un giorno storico per la pace
Il post di Trump su Truth Social rappresenta un proclama che segna un momento cruciale: “Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno firmato entrambi la prima fase del nostro Accordo di Pace. Questo significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e che Israele ritirerà i suoi soldati sulla linea stabilita come d’accordo”. Il messaggio continua ringraziando i mediatori internazionali — Qatar, Egitto e Turchia — e definendo il giorno come “un grande passo verso una pace forte, duratura ed eterna”. L’annuncio è stato diffuso prima di qualsiasi comunicazione ufficiale da parte dei governi coinvolti, evidenziando la volontà della Casa Bianca di porsi come artefice principale dell’intesa.
I dettagli dell’accordo: ostaggi e ritiri
Il piano di pace firmato tra Israele e Hamas prevede, nella sua prima fase, due misure fondamentali: il rilascio progressivo degli ostaggi detenuti da Hamas e il ritiro delle truppe israeliane da alcune aree della Striscia di Gaza, ad eccezione della zona di Rafah. Fonti israeliane confermano che le mappe militari sono già state aggiornate. Al Cairo, l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, accompagnato dal genero di Trump, è stato fotografato mentre stringeva la mano ai mediatori. I negoziati, condotti per settimane tra Egitto, Qatar e Turchia, hanno raggiunto un’intesa su questi punti iniziali, ma restano molte incognite, come il futuro governo di Gaza e il disarmo di Hamas, che saranno affrontati nelle fasi successive.
Il ruolo strategico di Rubio e le implicazioni politiche
Marco Rubio, già figura di spicco nella politica estera repubblicana, ha dimostrato di avere un ruolo fondamentale non solo nei contenuti dell’accordo, ma anche nella sua gestione comunicativa. Il gesto di passare un biglietto in silenzio, mentre si discuteva di altri temi, rivela l’attenzione con cui la Casa Bianca ha orchestrato l’annuncio. Gli osservatori notano come l’episodio metta in evidenza la centralità della dimensione mediatica nelle strategie di governo, specialmente in vista delle prossime elezioni statunitensi. Trump ha fatto sapere che potrebbe recarsi in Medio Oriente già il 18 marzo per celebrare personalmente il successo diplomatico. Sebbene la visita non sia ancora confermata ufficialmente, rientrerebbe perfettamente nella logica di visibilità costruita attorno a un accordo che, secondo la narrazione presidenziale, rappresenta una svolta storica.