Per accedere all’essenza di Eremito, situato nel cuore dell’Umbria, è necessario percorrere un lungo corridoio avvolto nel buio. Il pavimento, composto da ciottoli sparsi e foglie di bosco, contribuisce a creare un’atmosfera particolare, mentre l’aria è permeata da melodie di musica gregoriana. Questo passaggio, quasi rituale, colpisce chiunque si avventuri in questo eremo, raggiungibile solo dopo aver affrontato le tortuose strade delle valli umbre, dove il segnale telefonico svanisce e il tempo sembra rallentare. Marcello Murzilli, 77 anni, ex fondatore del noto marchio El Charro, invita i visitatori a liberarsi di ogni distrazione, compresa la connessione internet. «Solo attraversando l’oscurità si può veramente apprezzare la luce», afferma con un sorriso enigmatico.
Il fenomeno dei viaggiatori solitari: la nuova era dell’eremo
Eremito, immerso nei boschi dell’Umbria, non è un hotel tradizionale, ma un rifugio per chi cerca di riconnettersi con l’essenziale. Qui, il silenzio regna sovrano: non ci sono televisioni né Wi-Fi, solo celle di pietra, il crepitio del fuoco e il fruscio del vento. Questo spazio è pensato per coloro che desiderano rallentare e riscoprire se stessi. «Gestisco un monastero laico per viaggiatori solitari, privo di monaci e guru», racconta Murzilli, sottolineando che la vera rivoluzione oggi è imparare a rimanere fermi.
Camminando lentamente, i visitatori abbandonano il caos esterno. Qui inizia il vero processo di detox digitale, lontano da schermi e distrazioni. In tutta Italia, da nord a sud, si stanno moltiplicando luoghi che offrono il privilegio del silenzio e dell’essenzialità come forma di eleganza. Dopo anni di turismo esperienziale e resort di lusso, il nuovo concetto di benessere sembra risiedere nella semplicità: dormire in un eremo, soggiornare in un monastero, vivere come un asceta laico. Queste esperienze uniscono spiritualità e design, natura e introspezione.
Un viaggio tra spiritualità e tradizioni
Le statistiche confermano questa tendenza: il mercato del turismo per viaggiatori solitari è in forte espansione, non è più una nicchia, ma una realtà crescente che sta rimodellando il settore turistico. Secondo Hotelbeds, nel 2025 circa il 76% dei viaggiatori appartenenti alla Generazione Z e ai Millennials prevede di intraprendere almeno un viaggio da solo. Le motivazioni sono chiare: non si cerca più il turismo “mordi e fuggi”, ma piuttosto un’autenticità che permetta di connettersi con se stessi. Non si tratta di collezionare timbri sul passaporto, ma di fare esperienze interiori.
Questo fenomeno sembra rispondere a un bisogno ancestrale: il desiderio di fuggire per ritrovarsi. Murzilli ha deciso di seguire questa strada, avendo già mostrato il suo spirito pionieristico nel 1974 con l’apertura di El Charro. In Messico, ha creato il primo eco-resort del Sud America, Hotelito Desconocido, noto per il suo fascino esclusivo e frequentato da celebrità di Hollywood. Tuttavia, il successo non gli bastava più e, spinto da nuove necessità, è tornato a Roma per ripartire. Ha compreso che il vero lusso risiede nel silenzio e che l’eremo rappresentava il monastero del terzo millennio. Così, ha intrapreso un pellegrinaggio di 32mila chilometri tra monasteri buddhisti, induisti e francescani, fino a trovare un rudere del ‘700 a Parrano, dove ha deciso di realizzare il suo sogno.
Un’esperienza di silenzio e riflessione
Dopo un lungo lavoro di ristrutturazione, che ha richiesto la raccolta e la pulizia di 130mila pietre, Murzilli ha creato quattordici piccole celle di nove metri quadrati, le più piccole d’Europa. «Per realizzare questo progetto ci è voluta una follia straordinaria», ammette, sottolineando che ci sono voluti oltre dieci anni per concretizzare la sua idea. «Inizialmente nessuno veniva, ma ho atteso. Evidentemente, la necessità di questo luogo è cresciuta insieme ai cambiamenti della società», afferma.
All’arrivo, un gruppo di giovani stava per andarsene, visibilmente commossi. Lontano dai social e dai like, c’è un mondo diverso. «Vedrete che esperienza, si esce trasformati», ha detto un giovane mentre riponeva la chitarra. Uno dei momenti più toccanti è stata la cena in silenzio, un’esperienza che, pur essendo stata già provata in altri contesti, ha avuto un impatto profondo. Durante questo pasto, il ritmo cambia: il silenzio avvolge i commensali, il pensiero rallenta e il cibo acquista un nuovo significato. Il suono dei cucchiai che toccano la ceramica, il pane spezzato, il profumo dell’olio locale amplificano i sensi in una quiete che, paradossalmente, sembra naturale.
Ogni mattina, la giornata inizia con una pratica di yoga e citazioni di saggezza provenienti da varie tradizioni religiose, condivise da Murzilli. I giovani avevano ragione: l’esperienza è davvero trasformativa.
Un cambiamento culturale verso l’interiorità
Eremito è stato il primo, ma non è più solo. La vera frontiera del benessere si sta spostando verso l’essenzialità. La meta non è più solo un luogo da visitare, ma uno stato mentale da raggiungere. Questo nuovo tipo di turismo non promette divertimento, ma piuttosto presenza e consapevolezza.
Secondo il Global Wellness Institute, il segmento del “spiritual wellness tourism” è cresciuto di oltre il 20% negli ultimi tre anni, alimentato dalla ricerca di rigenerazione e autenticità. I viaggiatori cercano spazi per meditare, camminare in silenzio e partecipare a rituali semplici come accendere una candela o raccogliere erbe locali. È il lusso di una solitudine consapevole. Nel 2024, il mercato del solo travel ha raggiunto i 482,5 miliardi di dollari e si prevede che triplicherà entro il 2033.
In Italia, questo trend si inserisce in una tradizione antica di monasteri e cammini. Dal Cammino di San Benedetto al Sacro Eremo di Camaldoli, l’idea di “ritiro” si rinnova, diventando accessibile a chiunque desideri trovare ordine nel caos. Un’evoluzione interessante è rappresentata dallo “Slowlo”, una combinazione di slow travel e solo travel, dove i viaggiatori scelgono di fermarsi e immergersi nel luogo. Le esperienze significative includono trekking meditativi e rituali quotidiani legati alla natura.
La vacanza spirituale, in fondo, rappresenta una forma di resistenza gentile contro il rumore del mondo, un modo di essere, prima ancora di un modo di viaggiare.