Il primo ciclo di trattative tra Hamas e i mediatori egiziani si è concluso a Gaza con un esito positivo, come riportato da Al-Qahera News, un media legato all’intelligence del Cairo. Le discussioni riprenderanno martedì 25 febbraio 2025 a Sharm El-Sheikh, dove una delegazione israeliana è giunta lunedì. Si prevede che i colloqui indiretti toccheranno i dettagli di una proposta elaborata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo a uno scambio di prigionieri e a un cessate il fuoco duraturo.
Le dichiarazioni di Trump
Il presidente Trump ha dichiarato, nel corso della serata, che Hamas ha “accettato alcune condizioni significative” e ha manifestato ottimismo riguardo a un possibile accordo imminente. Ha anche negato qualsiasi tensione con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu riguardo alla situazione a Gaza, affermando che i rapporti tra i due leader sono stati “molto positivi”. In un’intervista, Trump ha commentato anche su Greta Thunberg, suggerendo che la giovane attivista ambientale dovrebbe considerare una consulenza professionale per gestire la sua rabbia.
I colloqui di pace
I colloqui di pace, avviati a Sharm El-Sheikh, sono mediati da rappresentanti egiziani e qatarini. Le informazioni che emergono sono limitate, riflettendo la delicatezza della situazione. Ciò che emerge chiaramente è che il presidente degli Stati Uniti desidera un’accelerazione dei processi, senza ulteriori ritardi.
La situazione a Gaza
Mentre la situazione a Gaza rimane critica, con bombardamenti in corso, l’IDF ha comunicato di aver colpito diverse cellule terroristiche pronte a lanciarsi in attacchi contro le truppe israeliane.
La delegazione israeliana
Il primo ministro Netanyahu ha inviato una delegazione di medio livello, composta dal vicedirettore del Mossad, dal vice dello Shin Bet, dal coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch, dal generale Nitzan Alon, dal consigliere vicino a Netanyahu Ophir Falk, dal capo del Cogat, Rassan Alian, e da vari ufficiali dell’IDF. Non è chiaro se Khalil al-Hayya, il capo negoziatore di Hamas, abbia già raggiunto Sharm El-Sheikh. Nonostante l’assenza di figure chiave, come l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff e il genero di Trump, Jared Kushner, che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni, la delegazione israeliana è attesa da altri rappresentanti di alto profilo, tra cui Ron Dermer e il capo del Mossad, David Barnea.
Il ruolo dell’intelligence egiziana
Il capo dell’intelligence egiziana avrà un ruolo di supervisione nei colloqui, con un incontro previsto per finalizzare l’accordo entro la fine della settimana. Un funzionario di Hamas ha dichiarato ad Al Araby Al Jadeed che l’organizzazione è disposta a distaccarsi dal gruppo di Gaza, ma non ci sono conferme ufficiali su questa affermazione. Un portavoce statunitense ha sottolineato a Sky News Arabia che il rilascio degli ostaggi è la priorità , affermando che “ci sono numerosi dettagli da definire, ma la liberazione dei rapiti è fondamentale per avanzare su altri punti del piano”.
Le richieste di Hamas
Durante i colloqui in Egitto, Hamas ha espresso la richiesta di liberare sette prigionieri di alto profilo, noti come i “big seven”: Marwan Barghouti, Ahmed Saadat, Hassan Salameh Abdullah, Ibrahim Hamed, Abdullah Barghouti, Abbas al-Sayed e Nayef Barghouti. Netanyahu ha informato il ministro della sicurezza Itamar Ben Gvir che i “simboli del terrore”, come Marwan Barghouti, non saranno inclusi nell’accordo. La stessa posizione vale per i membri delle forze d’élite Nukhba di Hamas, arrestati dopo i massacri del 7 ottobre 2023. Israele ha intenzione di presentare una lista di 250 detenuti che è disposto a rilasciare, su un totale di 280 attualmente in custodia.
I dettagli della proposta di Trump
Secondo la proposta di Trump, Israele dovrebbe anche rilasciare 1.700 detenuti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. I dettagli dei negoziati sono mantenuti riservati, come dimostra l’assenza di comunicazioni ufficiali.
Le garanzie richieste da Hamas
Rappresentanti anonimi di Hamas hanno fatto sapere che, come in precedenti negoziati, l’organizzazione richiederà garanzie per il cessate il fuoco, modifiche riguardanti il ritiro dell’IDF e solo successivamente si discuterà di disarmo ed esilio. Fonti da Washington e Gerusalemme hanno espresso ottimismo, sperando di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi già entro domenica.