Ore di intensa apprensione hanno caratterizzato la notte tra sabato e domenica per i 110 pacifisti italiani appartenenti alla decima missione del Movimento europeo di azione non violenta (Mean). Questi attivisti si trovavano a bordo di un treno diretto a Leopoli, in Ucraina, quando hanno assistito a un attacco aereo russo. Marco Bentivogli, ex segretario dei metalmeccanici della Cisl e attuale Coordinatore di Base Italia, ha descritto la scena: “Pesanti e continue esplosioni, il cielo illuminato a giorno, incendi e fumo e tantissimi colpi della contraerea”.
Il rientro dei pacifisti
Il gruppo, composto da rappresentanti di 35 associazioni, ha fortunatamente riportato solo spavento. L’Ambasciata d’Italia a Kiev ha prontamente preso contatto con i pacifisti, che nel corso della giornata sono riusciti a superare il confine polacco e fare ritorno in Italia.
La testimonianza di Angelo Moretti
Angelo Moretti, presidente e animatore del Project Mean, ha condiviso la drammatica esperienza: “Abbiamo provato quello che si prova in Ucraina tutti i giorni, ovvero vivere sempre con il terrore addosso, di dover fuggire, di vedere esplodere la tua casa. Noi stiamo bene, abbiamo solo assistito alle esplosioni a Leopoli“.
Attacchi aerei e sicurezza del treno
Il treno era partito da Kiev e gli attacchi aerei russi sono iniziati a ovest della capitale, nell’oblast di Zhytomyr, per poi proseguire verso Rivne e culminare a Leopoli. Qui, il convoglio ha dovuto fermarsi per due ore. Tuttavia, i passeggeri sono rimasti a bordo, poiché i militari e il personale del treno hanno ritenuto più sicuro ripartire rapidamente verso il confine. Bentivogli ha spiegato: “Siamo dovuti rimanere a bordo perché era più sicuro poter ripartire velocemente”.