Hamas: “Accordo per la liberazione degli ostaggi” | Trump: “Israele deve fermare i bombardamenti su Gaza” | Netanyahu colpito dalla reazione del presidente Usa

Marianna Perrone

Ottobre 4, 2025

Il conflitto in Medioriente ha raggiunto il giorno 728, segnando una fase cruciale nel dialogo tra le parti coinvolte. Il gruppo militante Hamas ha comunicato la sua posizione riguardo al piano di pace proposto dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, accettando la liberazione degli ostaggi e proponendo negoziati su altre questioni. In un videomessaggio, Trump ha espresso soddisfazione per questa risposta, esortando Israele a “fermare immediatamente i bombardamenti su Gaza“. Ha descritto questa giornata come “speciale e forse senza precedenti”, evidenziando la possibilità di avvicinarsi alla pace in Medio Oriente.

Reazioni dalla leadership israeliana

La reazione del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è stata di sorpresa. Netanyahu aveva interpretato il messaggio di Hamas come un rifiuto del piano di pace, quindi la sua accettazione è stata inaspettata. Questa svolta potrebbe avere ripercussioni significative sulla strategia israeliana e sul futuro delle trattative. La tensione tra le due fazioni rimane alta, e la comunità internazionale osserva attentamente gli sviluppi, sperando in una risoluzione pacifica del conflitto.

La questione della Flotilla e le accuse di aiuto umanitario

Nel frattempo, l’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, ha commentato la situazione riguardante la Flotilla, affermando di non aver trovato nessun aiuto alimentare sulle imbarcazioni sequestrate. Questa dichiarazione ha suscitato una reazione immediata da parte di Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global Movement to Gaza, che ha definito le accuse “infondate”. Secondo Delia, le barche partite dall’Italia trasportavano casse di aiuti umanitari, tra cui alimenti e medicinali, preparati dall’associazione Music for Peace.

Le condizioni degli attivisti detenuti

I legali degli attivisti ancora in stato di fermo hanno denunciato le condizioni in cui si trovano i loro assistiti, affermando che sono stati privati di acqua, farmaci e servizi igienici. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni tra le organizzazioni per i diritti umani, che chiedono un intervento immediato per garantire il rispetto dei diritti fondamentali degli attivisti. La tensione continua a crescere, mentre la comunità internazionale si interroga sulle conseguenze di questi eventi e sulla possibilità di una soluzione pacifica al conflitto in corso.

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