Cuba riconosce l’impiego di detenuti nella produzione di sigari artigianali

Marianna Perrone

Ottobre 4, 2025

Dietro l’immagine lucente dei rinomati habanos si cela una realtà inquietante, caratterizzata da sfruttamento e repressione. Per la prima volta, l’azienda statale cubana Tabacuba ha confermato le denunce contenute nel rapporto dell’ong Prisoners Defenders, pubblicato il 15 settembre 2024. Secondo quanto emerso, centinaia di detenuti cubani sono costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno per confezionare i sigari, simbolo del lusso caraibico, con un compenso mensile inferiore agli otto dollari.

La gestione della produzione di sigari

La società Habanos S.A., che gestisce il commercio mondiale dei sigari cubani, ha confermato l’impiego di detenuti provenienti da alcune carceri dell’isola per la produzione di questi prodotti. In una dichiarazione riportata dal sito specializzato Halfwheel, l’azienda ha spiegato che l’iniziativa, condotta in collaborazione con Tabacuba, mira a fornire ai detenuti una formazione professionale, con l’intento di facilitarne l’inserimento nel mercato del lavoro una volta scontata la pena. Tabacuba ha aggiunto che la partecipazione dei prigionieri a questo programma è “volontaria” e che ai lavoratori vengono riconosciuti compensi e vantaggi legati al regime penitenziario.

Controlli di qualità e impatto sul mercato

La nota ufficiale precisa che la produzione all’interno dei centri di detenzione utilizza le stesse risorse e i controlli di qualità impiegati nelle fabbriche tradizionali. Tuttavia, viene sottolineato che il valore di questa attività è “simbolico” e non ha un impatto diretto sul mercato.

Interrogativi sulla sostenibilità e etica

Queste rivelazioni pongono interrogativi significativi sulla sostenibilità e sull’etica della produzione di sigari cubani, un settore che, nonostante il suo prestigio internazionale, si trova ad affrontare crescenti critiche riguardo alle condizioni di lavoro dei detenuti coinvolti.

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