Il giorno dopo l’attacco di Yom Kippur che ha colpito una sinagoga ortodossa a Manchester, il Regno Unito si trova in uno stato di massima allerta e dolore. Questo evento ha scatenato polemiche e imbarazzo, poiché emerge un profilo inquietante del presunto aggressore, identificato come un possibile stupratore. La polizia ha confermato che si tratta di un atto terroristico, evidenziando un crescente antisemitismo nel paese. La ministra dell’Interno, Shabana Mahmood, ha chiesto al movimento pro-palestinese di fare un passo indietro, definendo “anti-britannico” il rifiuto di interrompere le manifestazioni contro l’escalation di Israele a Gaza, anche in una giornata così tragica.
Il bilancio dell’attacco e le conseguenze
L’incursione ha avuto un bilancio drammatico: due morti e tre feriti, attualmente ricoverati in ospedale. La situazione è stata aggravata da un tragico errore della polizia, che ha sparato colpi di arma da fuoco durante l’intervento per neutralizzare l’aggressore. Il comandante della Greater Manchester Police, Stephen Watson, ha rivelato che uno dei due deceduti e uno dei feriti sono stati colpiti da proiettili sparati dagli agenti. L’azione si è svolta nel caos, mentre il rabbino Daniel Walker e altri fedeli cercavano di bloccare l’ingresso del tempio per evitare una strage maggiore. L’assalitore, identificato come Jihadi al-Shamie, un 35enne fuggito dalla Siria, è stato ucciso, ma la sua storia solleva interrogativi sul suo passato e sulle sue eventuali affiliazioni.
Il profilo del sospetto e le sue origini
Jihadi al-Shamie, entrato nel Regno Unito da bambino con la sua famiglia, è diventato cittadino britannico nel 2006. Nonostante fosse rimasto sotto i radar dei servizi di sicurezza, la ministra Mahmood ha confermato che il sospetto era stato arrestato di recente per accuse di violenza sessuale, ma era stato rilasciato su cauzione. Il suo nome evocativo e la sua storia familiare, con un padre medico che ha lavorato in zone di conflitto, alimentano ulteriori speculazioni. Dopo la sua morte, il padre ha pubblicato un comunicato su Facebook, rinnegando il figlio e condannando il terrorismo e l’uccisione di innocenti.
Le vittime e la reazione della comunitÃ
Le vittime dell’attacco sono Adrian Daulby, 53 anni, e Melvin Cravitz, 66 anni. I familiari e la comunità ebraica, insieme a vicini di diverse fedi, li ricordano con affetto. Daulby, in particolare, è descritto come una persona generosa, che si dedicava a fare regali di Natale ai bambini del quartiere. Il premier Keir Starmer, in visita al luogo dell’attacco, ha promesso di garantire la sicurezza della comunità ebraica contro ogni forma di antisemitismo. La veglia memoriale tenutasi a Manchester ha visto la partecipazione di persone di diverse religioni, sottolineando un senso di unità nel dolore.
Le preoccupazioni per l’antisemitismo
Nonostante i momenti di solidarietà , la comunità ebraica britannica esprime profonde preoccupazioni. Il rabbino capo del Regno Unito, Ephraim Mirvis, ha descritto l’attacco come il risultato di un’ondata di odio crescente contro gli ebrei. La sua visita a Manchester ha dato voce a timori condivisi, evidenziando come eventi simili possano ripetersi se non si affronta il problema dell’antisemitismo. La situazione rimane tesa e le reazioni continuano a suscitare un dibattito acceso nel Regno Unito, dove la paura e l’unità coesistono in un contesto di crescente vulnerabilità .