El Salvador estende per la 43esima volta lo stato di emergenza nazionale

Egidio Luigi

Ottobre 2, 2025

L’Assemblea Legislativa di El Salvador ha recentemente ratificato, dopo un acceso dibattito, la 43a proroga dello stato di emergenza, che prevede la sospensione di alcuni diritti costituzionali, tra cui la difesa legale, il limite massimo di detenzione amministrativa e l’inviolabilità della corrispondenza. Questa nuova estensione sarà valida fino al primo novembre 2025.

Giustificazioni del governo

Il governo ha giustificato la richiesta di proroga, evidenziando che, dall’entrata in vigore della misura il 27 marzo 2022, sono stati arrestati un totale di 89.500 individui, con un incremento di 700 rispetto alla proroga precedente, approvata il 27 agosto. Gli arrestati sono accusati di associazione con bande criminali e attività terroristiche.

Commenti del deputato Ángel Lobos

Il deputato Ángel Lobos, rappresentante del partito di governo Nuevas Ideas, ha sottolineato che sono trascorsi “1.025 giorni senza omicidi” dall’insediamento del presidente Nayib Bukele. Lobos ha anche riportato che l’economia del paese ha registrato una crescita del 4,1% nel secondo trimestre, affermando che le risorse precedentemente destinate ai membri delle bande criminali sono ora reinvestite per il bene della comunità.

Preoccupazioni dell’opposizione

Dall’altra parte, la deputata dell’opposizione Cesia Rivas, appartenente al partito Vamos, ha espresso preoccupazione, affermando che “nessuno desidera tornare al passato delle gang”, ma ha anche messo in guardia contro il rischio di “essere imprigionati ingiustamente”.

Critiche di Amnesty International

Amnesty International ha criticato il regime di emergenza, in vigore da oltre tre anni, sostenendo che le riforme del sistema penale hanno “distorto” il principio dello Stato di diritto. Secondo l’organizzazione, si è instaurato un modello che conferisce un’apparenza di legalità a pratiche irregolari, come le detenzioni di massa senza prove e la sospensione delle garanzie costituzionali. Ana Piquer, direttrice per le Americhe di Amnesty International, ha affermato che “il sistema penale non offre più una giustizia imparziale, ma punisce la dissidenza e reprime lo spazio civico”. L’ONG ha avvertito che “protestare pacificamente o difendere i diritti umani può costare la libertà”.

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