Il leader dell’opposizione sudafricana, Julius Malema, fondatore del partito Economic Freedom Fighters (EFF), è stato riconosciuto colpevole di violazione della legge sul controllo delle armi da fuoco. La sentenza, emessa dalla magistrata Twanet Olivier il 15 gennaio 2025 presso il tribunale regionale di East London, riguarda il possesso illegale di un fucile semiautomatico e l’uso dello stesso in un contesto pubblico. L’ex bodyguard di Malema, Adriaan Syman, è stato invece assolto da tutte le accuse.
Dettagli del processo
Il processo, che ha visto un totale di tre giorni di udienze, ha portato a un rinvio della fase pre-sentenza a gennaio 2026. La legge sudafricana prevede per tali reati una pena minima di 15 anni di reclusione, un aspetto che ha sollevato preoccupazioni tra i sostenitori di Malema.
Origine del caso
Il caso ha origine da un video che è diventato virale, girato il 28 luglio 2018 durante le celebrazioni del quinto anniversario dell’EFF presso lo stadio Sisa Dukashe, situato nella provincia del Capo Orientale. Le immagini mostrano Malema mentre spara ripetutamente prima di passare l’arma al suo bodyguard. In aula, Malema ha sostenuto che l’arma non fosse di sua proprietà e che il gesto di sparare fosse un tentativo di incitare la folla.
Dichiarazioni di Malema
Uscendo dal tribunale, Malema ha rilasciato dichiarazioni ai suoi sostenitori, affermando che “andare in prigione o morire è un onore” e ha espresso l’intenzione di appellarsi fino alla Corte Costituzionale. Questo non è il primo problema legale per il leader politico; infatti, meno di due mesi fa, era stato già condannato per incitamento all’odio.
Posizioni controverse
Malema è noto per le sue posizioni contro la minoranza bianca e per aver proposto l’esproprio delle terre di proprietà bianca. In aprile, il presidente Donald Trump ha utilizzato un video di Malema durante un incontro con Cyril Ramaphosa alla Casa Bianca, affermando – senza prove – che fosse in atto un genocidio contro gli afrikaner. Un mese dopo, Malema ha subito un divieto d’ingresso nel Regno Unito a causa delle sue posizioni contro Hamas e nei confronti dei bianchi sudafricani.