Gaza, Trump lancia ultimatum a Hamas: “Tre-quattro giorni per accettare il piano Usa”

Egidio Luigi

Ottobre 1, 2025

Mercoledì 1 ottobre 2025, la situazione in **Medioriente** continua a essere tesa, con il **conflitto** tra **Israele** e **Hamas** che ha raggiunto il giorno 726. L’amministrazione **Trump** ha emesso un ultimatum al gruppo fondamentalista, chiedendo una risposta al piano di **pace** proposto per **Gaza**. Secondo le dichiarazioni rilasciate, **Hamas** ha a disposizione “tre o quattro giorni” per accettare le condizioni statunitensi, altrimenti dovrà affrontare gravi conseguenze. Fonti interne al movimento indicano che potrebbe esserci un’apertura, mentre altre voci palestinesi ritengono che la situazione sia complessa e che un accordo sia improbabile.

Le pressioni internazionali su hamas

Il **Qatar**, l’**Egitto** e la **Turchia** stanno esercitando pressioni su **Hamas** affinché accetti il piano di **pace** proposto dagli **Stati Uniti**. Questi paesi hanno storicamente ricoperto un ruolo di mediatori nei conflitti mediorientali e mantengono una certa influenza sul gruppo palestinese. Le richieste di chiarimenti da parte di **Hamas** riguardano le garanzie che la guerra non riprenderà dopo il rilascio degli ostaggi da parte di **Israele**, la portata del ritiro delle **Forze di Difesa Israeliane** (**IDF**) dalla **Striscia di Gaza** e la protezione dei leader del gruppo all’estero.

Nel frattempo, il primo ministro israeliano, **Benjamin Netanyahu**, ha approvato la proposta americana in 20 punti per porre fine al conflitto a **Gaza**, ma ha escluso la creazione di uno **Stato palestinese**. **Netanyahu** ha affermato che l’esercito israeliano rimarrà nella maggior parte della **Striscia**, evidenziando la determinazione di **Israele** nel mantenere una presenza militare significativa nella regione.

Le reazioni in israele

Le dichiarazioni di **Netanyahu** hanno suscitato reazioni contrastanti in **Israele**. Il ministro della sicurezza nazionale, **Itamar Ben-Gvir**, ha definito il piano di **Trump** “pericoloso per la sicurezza di **Israele**”. Durante una riunione del Gabinetto, **Ben-Gvir** ha espresso la sua intenzione di discutere la questione con **Netanyahu**, sottolineando le preoccupazioni all’interno del governo israeliano riguardo alla sicurezza nazionale.

Le tensioni interne si riflettono anche nelle manifestazioni che si stanno organizzando in **Italia**, dove le autorità stanno monitorando attentamente la situazione e hanno adottato misure più rigorose per i permessi di manifestazione, in vista delle potenziali proteste legate al conflitto.

Il futuro del conflitto e le prospettive di pace

Con il termine dell’ultimatum fissato dall’amministrazione **Trump**, il futuro del conflitto in **Medioriente** appare incerto. Le pressioni internazionali e le posizioni inconciliabili tra le parti coinvolte rendono difficile prevedere un esito positivo. Gli sviluppi futuri dipenderanno dalla capacità di **Hamas** di rispondere alle richieste statunitensi e dalla volontà di **Israele** di rivedere le proprie posizioni in merito alla sicurezza e alla sovranità palestinese.

La comunità internazionale osserva attentamente, con la speranza che si possa trovare una soluzione duratura che porti alla stabilizzazione della regione e alla fine delle ostilità.

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