Flottiglia diretta a Gaza, la Marina emette un avviso finale: “Chi desidera può imbarcarsi sull’Alpino”

Marianna Perrone

Settembre 30, 2025

La fregata Alpino della Marina Militare Italiana ha ufficialmente comunicato la propria disponibilità ad accogliere a bordo chiunque desideri abbandonare la missione della Global Sumud Flotilla. Questo avviso verrà diramato quando l’unità si troverà a circa 180 miglia nautiche dalla costa di Gaza, in conformità con le normative internazionali e le disposizioni ricevute. L’annuncio è previsto per le ore 2:00 italiane del 1° ottobre 2025, momento in cui la Flotilla si avvicinerà al limite delle 150 miglia nautiche dalla Striscia. Oltre questa distanza, la fregata Alpino non proseguirà, come confermato dallo Stato Maggiore della Difesa, sottolineando che la presenza della nave italiana è esclusivamente legata a finalità umanitarie e assistenziali, e non a operazioni di scorta armata. In quell’occasione, verrà emesso un ultimo avviso ufficiale, rappresentando l’ultima opportunità per i membri della Flotilla di lasciare l’operazione prima di entrare in un’area ad alto rischio operativo.

La posizione dell’italia: assistenza umanitaria, non scorta

La missione della Marina Militare Italiana, inizialmente assegnata alla fregata Fasan e successivamente trasferita alla fregata Alpino, è stata definita fin dall’inizio come un’operazione di supporto con obiettivi esclusivamente umanitari. Il governo italiano ha ribadito che la fregata non accompagnerà la Flotilla nel suo tragitto verso Gaza, né entrerà in acque soggette a restrizioni da parte di altri Stati. “Non oltrepasseremo le 150 miglia nautiche dalla costa”, ha affermato lo Stato Maggiore, evidenziando il rispetto del diritto internazionale e la necessità di garantire la sicurezza del personale militare e dei civili coinvolti. La fregata Alpino, parte della classe FREMM (Fregate europee multi-missione), è attrezzata per operazioni complesse e dispone di strutture idonee per accogliere temporaneamente civili, rispettando elevati standard di sicurezza.

L’ultimo avviso: opportunità di trasferimento sulla fregata Alpino

Il messaggio previsto per il primo pomeriggio del 1° ottobre segnerà l’inizio della fase finale dell’intervento italiano. Secondo quanto comunicato dal Ministero della Difesa, “ogni persona che desideri trasferirsi a bordo” della fregata sarà accolta, a condizione che vengano rispettate le procedure di sicurezza e le normative internazionali. L’ultima opportunità di trasferimento sarà concessa nella notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre, al raggiungimento del limite delle 150 miglia nautiche da Gaza. Successivamente, la fregata Alpino rimarrà in attesa di eventuali richieste di soccorso, ma non accompagnerà più la Flotilla. Fonti istituzionali hanno riferito che alcuni cittadini italiani a bordo della Flotilla hanno già manifestato l’intenzione di rientrare, abbandonando volontariamente la missione nelle ultime ore.

Il ministro Crosetto alla Flotilla: “Evitare rischi inutili”

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha recentemente lanciato un ultimo appello ai promotori della Flotilla, evidenziando che l’obiettivo umanitario della missione può essere raggiunto anche attraverso percorsi alternativi. “L’intento dichiarato era quello di portare aiuti e attirare l’attenzione sulle difficoltà di accesso a Gaza. Questo scopo può essere realizzato evitando rischi superflui”, ha affermato. Tra le opzioni suggerite c’è il trasbordo degli aiuti a Cipro, sotto la supervisione del Patriarcato Latino di Gerusalemme, proposta sostenuta da vari attori internazionali e rappresentanti religiosi. Tuttavia, gli attivisti della Flotilla hanno finora respinto tali soluzioni, ritenendole inadeguate rispetto agli obiettivi prefissati. Crosetto ha anche richiamato alla memoria il precedente della Freedom Flotilla del 2010, in cui dieci attivisti persero la vita in un’operazione israeliana, sottolineando l’importanza di scegliere vie sicure per il bene delle persone coinvolte.

Il limite delle 150 miglia da Gaza e le sue implicazioni

Il limite delle 150 miglia nautiche rappresenta un confine operativo chiaro. Entro questa distanza, la Marina può operare senza violare lo spazio di influenza israeliano o alimentare tensioni militari. Superare questo confine comporterebbe il rischio di contatti con il blocco navale attivo al largo della Striscia di Gaza, zona già definita a rischio dalle autorità internazionali. Israele ha dichiarato di monitorare la situazione, senza fornire commenti ufficiali sull’evoluzione della missione, ma mantiene attivo il dispositivo navale per impedire l’ingresso di imbarcazioni non autorizzate nelle acque prossime a Gaza. L’Onu ha chiesto che venga garantita la sicurezza dei civili a bordo della Flotilla, sottolineando il principio della libertà di navigazione in acque internazionali.

Il contesto diplomatico e i rischi storici

La situazione è seguita con crescente attenzione da parte di organizzazioni umanitarie, governi e opinione pubblica. L’Unione Europea ha lanciato appelli alla cautela, mentre diversi osservatori ricordano che operazioni simili in passato hanno avuto esiti drammatici. Il clima nella regione rimane teso. Fonti vicine agli organizzatori segnalano che alcune imbarcazioni della Flotilla hanno subito danni tecnici e sono sotto sorveglianza di droni non identificati. Tuttavia, il gruppo ha annunciato la propria intenzione di proseguire la missione, affermando che “il blocco navale non può giustificare la restrizione di diritti in acque internazionali”. Nelle prossime ore, l’attenzione si concentrerà sulla risposta degli attivisti all’invito italiano e sul raggiungimento della soglia critica delle 150 miglia, oltre la quale le opzioni diplomatiche e operative rischiano di ridursi drasticamente.

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