Donald Trump ha espresso la sua posizione riguardo al riconoscimento dello Stato di Palestina, definendolo una “ricompensa per Hamas e i suoi terribili attacchi”. Tuttavia, il presidente statunitense non giustifica la minaccia di annessione dell’intera Cisgiordania da parte di Israele, come annunciato dal premier Benyamin Netanyahu in risposta alla proposta avanzata da Francia, Gran Bretagna e altri Paesi all’Onu.
Incontro con i leader arabi
Durante un incontro tenutosi martedì 25 marzo 2025, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Trump ha assicurato ai leader arabi e musulmani che non permetterà a Israele di ampliare l’occupazione della West Bank. Questa condizione è stata ritenuta fondamentale dagli Emirati Arabi Uniti per mantenere in vita gli Accordi di Abramo, un’iniziativa di grande rilievo della precedente amministrazione Trump.
Piano per porre fine al conflitto
Secondo quanto riportato dal portale Politico, Trump ha presentato un piano dettagliato ai leader arabi per porre fine al conflitto, il quale include la promessa di non espandere l’occupazione in Cisgiordania. Axios ha rivelato che il piano prevede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, un cessate il fuoco permanente, il ritiro graduale di Israele dalla Striscia di Gaza e l’implementazione di un governo a Gaza privo di Hamas. Inoltre, si prevede la creazione di una forza di sicurezza composta da palestinesi e soldati arabi, il finanziamento arabo per la nuova amministrazione della Striscia e il coinvolgimento dell’Autorità nazionale palestinese.
Reazione alla proposta di Trump
La proposta di Trump ha ricevuto una reazione positiva da parte dei leader presenti, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha descritto l’incontro come “molto fruttuoso”. Nonostante ciò, la prospettiva di un cessate il fuoco per porre fine alla guerra a Gaza appare ancora distante. Politico ha sottolineato la frustrazione dei leader per il rifiuto di Trump di riconoscere lo Stato palestinese e il suo continuo sostegno a Netanyahu, che si recherà alla Casa Bianca lunedì prossimo, mentre le forze israeliane continuano ad avanzare in una Gaza City ormai devastata e con due terzi della popolazione sfollata. Negli ultimi giorni, la nuova offensiva ha causato ulteriori decine di vittime, con almeno 40 morti in tutta la Striscia. Secondo la Difesa civile palestinese, 22 persone sono state uccise in un raid aereo su un rifugio per sfollati, tra cui bambini, nell’est di Gaza.
Allerta antiaereo a Eilat
Nel frattempo, un allerta antiaereo è stato attivato nella località turistica di Eilat, situata nel sud di Israele, dopo che un drone lanciato dallo Yemen è esploso vicino a un hotel, ferendo 22 persone, di cui due in modo grave. Il sindaco Eli Lankri ha denunciato “il terzo attacco in meno di due settimane”, sottolineando che “la minaccia degli Houthi deve essere rimossa”. Dal 7 ottobre 2023, i ribelli yemeniti hanno condotto attacchi ripetuti contro Israele e le navi commerciali nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso, in segno di “solidarietà alla popolazione di Gaza“. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ammonito: “I terroristi Houthi non imparano dalla lezione impartita a Iran, Libano e Gaza, ma lo faranno a loro spese: chiunque faccia del male a Israele sarà colpito sette volte più forte”.