Un crescente allerta si diffonde tra le autorità europee a causa di una serie di episodi inquietanti. Droni non identificati hanno violato lo spazio aereo di diverse nazioni, tra cui Polonia, Romania, Danimarca e Norvegia. Contestualmente, interferenze ai segnali GPS stanno compromettendo la sicurezza delle rotte aeree e marittime nel Mar Baltico. L’attenzione è rivolta a Kaliningrad, un’exclave russa altamente militarizzata, sospettata di fungere da centro operativo per operazioni di disturbo elettronico e missioni di sorveglianza. Secondo le analisi di intelligence e le informazioni provenienti da fonti aperte (OSINT), Mosca potrebbe star testando la resilienza delle difese europee attraverso l’uso di droni e tecniche di guerra elettronica. Mentre non ci sono prove definitive, il contesto diventa sempre più allarmante, aumentando l’urgenza di indagare su questi eventi e di pianificare una risposta da parte dell’Unione Europea.
Droni non identificati sorvolano l’Europa: le segnalazioni da Polonia a Norvegia
Le prime violazioni documentate risalgono al 9 settembre 2025, quando un gruppo di circa 20 droni non identificati ha invaso lo spazio aereo polacco. Tale intrusione ha costretto al blocco temporaneo degli aeroporti di Varsavia e di altri scali regionali. Situazioni analoghe si sono verificate anche in Romania, Danimarca e Norvegia, con chiusure di emergenza negli scali di Copenaghen e Oslo. Sebbene i velivoli non abbiano causato danni fisici e nessun attore noto abbia rivendicato le azioni, l’ipotesi di un coinvolgimento russo guadagna sempre più terreno tra analisti e autorità occidentali. Il profilo tecnico dei droni, l’intensità e il tempismo degli eventi, in relazione ad altre crisi internazionali, alimentano i sospetti su Mosca.
Kaliningrad e guerra elettronica: come funziona il GPS jamming russo
Un rapporto recente evidenzia che, nei primi quattro mesi del 2025, quasi 123.000 voli hanno subito interferenze ai segnali GPS nello spazio aereo del Baltico. Questi disturbi, noti come jamming, compromettono la ricezione satellitare, ostacolando la navigazione sicura di aerei, navi e droni. Vari studi internazionali indicano che tali disturbi potrebbero avere origine da basi russe situate nella zona di Kaliningrad, in particolare a Baltiysk. La Russia ha investito considerevolmente in sistemi di guerra elettronica capaci non solo di disturbare i segnali del Global Navigation Satellite System (GNSS), ma anche di ingannare i sistemi di navigazione attraverso il “spoofing”, creando coordinate false. Questa strategia rappresenta un attacco ibrido che danneggia le infrastrutture civili e militari senza l’uso di armi convenzionali.
Quali obiettivi può colpire Mosca: scenari realistici e minacce indirette
La capacità della Russia di destabilizzare lo spazio aereo e marittimo europeo si fonda più sull’impatto psicologico e operativo che su attacchi diretti. L’interferenza GPS potrebbe costringere a deviazioni o cancellazioni di voli civili, mettere in pericolo operazioni navali e generare confusione tra le forze armate e i sistemi radar. I droni, se dotati di capacità di Intelligence, Surveillance, Reconnaissance (ISR), possono mappare infrastrutture critiche e raccogliere informazioni in tempo reale. In scenari estremi, potrebbero essere armati per compiere attacchi mirati su installazioni energetiche o militari. Tuttavia, l’obiettivo principale sembra essere quello di testare la reazione della NATO e dimostrare una presenza tecnologica capace di penetrare anche gli spazi più sorvegliati d’Europa.
Che tipo di droni usa la Russia: capacità belliche, autonomia e tecnologia
La Russia dispone di una vasta gamma di droni militari, tra cui gli Orlan-10, utilizzati per missioni di ricognizione e guerra elettronica. In modalità controllata da terra, il loro raggio operativo è stimato intorno ai 120 km, ma in missioni autonome possono coprire distanze fino a 600 km, con un’autonomia che supera le 16 ore. Questi velivoli possono operare fino a 5.000 metri di altitudine e vengono frequentemente impiegati per disturbare le comunicazioni o localizzare obiettivi per l’artiglieria. Altri modelli, come i droni kamikaze Lancet, sono progettati per colpire bersagli con testate esplosive in attacchi diretti. Tra i più avanzati ci sono i Forpost-R, capaci di eseguire missioni combinate di sorveglianza e attacco, dotati di sistemi di navigazione alternativi per affrontare il jamming. In alcuni casi, Mosca sembra testare anche droni civili modificati, più difficili da rilevare e intercettare, ma efficaci per la guerra asimmetrica.
Cosa vuole ottenere il Cremlino: pressioni, test e intimidazione strategica
Le recenti attività della Russia sembrano rientrare in una strategia di “guerra grigia”, ovvero operazioni condotte al di sotto della soglia del conflitto armato aperto. Il Cremlino potrebbe mirare a testare le vulnerabilità delle difese occidentali, generare disagi politici interni nei Paesi membri dell’Unione Europea e dimostrare la capacità di esercitare pressione tecnologica anche a distanza. Le azioni di disturbo possiedono anche una componente simbolica: comunicano che nessuna parte del continente è realmente al sicuro da incursioni non convenzionali. Questo messaggio è rivolto sia alla NATO sia all’opinione pubblica.
L’Italia è nel mirino? Possibili obiettivi e vulnerabilità nazionali
Sebbene l’Italia non sia stata direttamente coinvolta negli episodi recenti, non può considerarsi immune. Il Paese ospita basi militari NATO strategiche, infrastrutture critiche nel settore energetico e porti di grande valore geopolitico. Tra gli obiettivi potenziali ci sono le basi di Aviano e Sigonella, i poli energetici dell’Adriatico e le aree portuali di Trieste e Taranto. Inoltre, l’elevato traffico aereo civile e turistico potrebbe rendere vulnerabili anche gli aeroporti principali in caso di jamming. È fondamentale potenziare le cyberdifese, implementare sistemi di sorveglianza radar specifici per droni e collaborare con l’Unione Europea per garantire un coordinamento più rapido in caso di minacce ibride.
Difesa europea e NATO: cosa si può fare contro droni e jamming
A livello tecnico, l’Europa sta intensificando gli sforzi per potenziare le capacità anti-drone attraverso l’adozione di sistemi a energia diretta, radar multifrequenza e reti di sensori distribuiti. Alcuni Stati, come Francia e Germania, stanno sviluppando contromisure attive anche in ambito civile, per proteggere aeroporti e infrastrutture critiche. Per contrastare il jamming GPS, si stanno studiando sistemi alternativi come la navigazione inerziale o segnali criptati. Tuttavia, il punto cruciale rimane la cooperazione: è necessario stabilire un protocollo Ue-NATO per garantire risposte rapide, identificazione delle minacce e comunicazione tra spazi aerei. Solo un sistema integrato potrà affrontare una strategia che si avvale di ambiguità , tecnologia e rapidità di esecuzione.